12 febbraio 2008

GIOVANI SALVATE FRANCAVILLA

Un nuovo anno, nuove aspettative ma solita, avvilente situazione politica. Le casse comunali versano in una situazione critica, l'Amministrazione comunale non appare all'altezza e si produce in sperperi ingiustificati. Penoso artefice di questo disastro, un’intera classe politica che non sa guardare avanti ma opera sempre perseguendo un consenso elettorale immediato. Vorrei allora spostare il tiro,occupandomi soltanto del privato, degli interessi economici, della sopravvivenza stessa del benessere dei francavillesi e della loro cittadina.
La Francavilla Fontana attiva e vivace degli anni '70 e '80 non esiste più. Oggi somiglia più ad un'automobile con il motore acceso ed il freno a mano tirato: non corre verso nessuna meta, ma consuma ugualmente del prezioso carburante. E questo lo si scorge anche nel panorama dell’imprenditoria locale. La nostra città ha bisogno di un nuovo ceto imprenditoriale libero, di tanti volenterosi che, unendosi, guidino l'economia fuori dal recinto paesano. E non si può pretendere che una qualunque fiera rattoppata possa davvero offrire opportunità economiche ed occasioni di sviluppo.
Mi rivolgo allora ai tanti imprenditori e padri di famiglia che oggi hanno disponibilità economica: esortate i vostri figli ad intraprendere nuove iniziative economiche, rendeteli protagonisti, spronateli a vivacizzare l'economia locale. Loro hanno le energie, la forza, le capacità. Permettete pure ai vostri figli di studiare al nord, ma non lasciate che quei pochi che tornano qui si accontentino di quel che hanno già o, peggio, pretendano spesso un posto nel pubblico impiego. Facciamo emergere invece la loro originalità, il loro entusiasmo, le loro competenze.
Certo, il contesto in cui si muovono i nostri ragazzi non è affatto semplice. Da un lato, l'indifferenza e il deserto culturale che li porta a vivere un eterno presente e cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendoli esangui. Solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo (life is now). Ma accanto al disagio generale c'è il malessere della nostra piccola comunità, disgregata e degradata nello spirito civile. Si tocca quasi con mano l’individualismo esacerbato, accompagnato dalla mancanza di prospettive, l'incapacità di darsi delle mete anche minime. La metafora della movida francavillese di cui è teatro piazza Umberto I quale auspicata opportunità -per alcuni- di rinascita
culturale ed economica della nostra cittadina, denota proprio il contrario: un'opinabile crescita basata sull'effimero che specula su una o più generazioni raccolte in luoghi dove ciò che si consuma è la loro stessa vita. Generazioni che, al di fuori di quei luoghi, sono incapaci di incontrarsi e confrontarsi, di fare comunità, crescere e proiettarsi in un futuro in cui si intraveda una qualche promessa e una qualche risposta.
Vedo insomma i nostri giovani concittadini segnare il passo, aspettando che le opportunità cadano dall'alto. I più fortunati, quelli che hanno vissuto nel benessere e godono delle fortune costruite dai propri padri, sembrano non averne però ereditato la stessa vitalità, un tempo il vero motore dello sviluppo locale. Appagati, non hanno né voglia né coraggio per mettersi in gioco. Gli altri, privi di una solida base economica, dovrebbero associarsi, costruire cooperative di lavoro, adoperare i mezzi a disposizione per realizzare forme imprenditoriali. D’altro canto, non trovano gli stimoli e gli esempi giusti.
C’è una via d’uscita? Si può far ripartire la nostra comunità francavillese? Non esistono strade vincenti già note e scontate. Ma, di sicuro, nuova vitalità potrà venire dai nostri giovani, se sapremo sostenerli e spronarli, insegnando loro a riconoscere le proprie capacità, a farle fiorire, a farle fruttare.

Carlo Altavilla

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