I farmaci da strumento di salute si sono trasformati, nel tempo, in bene di consumo.
L’origine di questa involuzione - che da un lato comporta effetti negativi sulla salute e dall’altro contribuisce alla crescita della spesa sanitaria – ha origini varie.
Lo slogan del giovane medico e il sogno del grande industriale sono oggi alla base di quello che viene definito “disease mongering” (fabbricazione, promozione e vendita di malattie). Si tratta di una strategia messa in campo dalle multinazionali del farmaco per aumentare il numero dei potenziali consumatori dei loro prodotti. Tale strategia agisce principalmente attraverso l’abbassamento delle soglie e la creazione ex-novo di malattie.
L’abbassamento delle soglie delle malattie (si pensi all’ipertensione e alla colesterolemia) è finalizzato ad incrementare il mercato dei potenziali consumatori di farmaci (nel caso specifico i sartani e le statine). La creazione ex-novo di malattie, molto spesso condizioni con cui l’uomo e la donna hanno da sempre pacificamente convissuto (si pensi alla menopausa, alla timidezza che diventa “disturbo di ansietà sociale” e alla tensione pre-mestruale che diventa una malattia mentale definita come “disturbo disforico pre-mestruale”), costituisce un’ulteriore spinta ad atteggiamenti orientati al consumo, giammai alla salute.
Emilio Gianicolo
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