18 dicembre 2006

Ecco i conti delle 49 opere pubbliche

A metà novembre l'Ufficio Tecnico, su sollecitazione del Sindaco Giuseppe Marinotti, ha prodotto un documento sullo stato dei lavori di 49 opere pubbliche ancora in corso. Il primo cittadino ha preteso gli atti di contabilità per ciascuna opera, chiedendo notizie dettagliate al responsabile uscente dell'Ufficio Tecnico, l'ingegnere Pescatore. Emergono subito i notevoli ritardi accumulati e presunte irregolarità nella realizzazione, così come rilevato dagli stessi amministratori di centrodestra ("Nuovo Quotidiano di Puglia" del 23.11.2006, p.22).
Scarica la Determina

13 dicembre 2006

Dialoghi sulla salute

Medicina Democratica movimento di lotta per la salute p r e s e n t a dialoghi sulla salute la scuola aperta e itinerante di salute.
16 dicembre 2006 ore 15.30 a Brindisi
Istituto Professionale di Stato per i Servizi Sociali “F. L. Morvillo-Falcone”
via Galanti 1. MICHELANGELO BOLOGNINI riporta la sua esperienza sul tema:“Ambiente e salute”. I dialoghi sono giunti al loro terzo appuntamento che vedrà Michelangiolo
Bolognini parlare di “Ambiente e salute”.
Michelangiolo Bolognini, medico igienista dell’AUSL di Pistoia, è da anni
impegnato sui temi delle nocività negli ambienti di vita e di lavoro e tratterà
questo argomento in termini generali e con riferimento a quanto accade nel
nostro territorio.
Le prossime tappe dei dialoghi verteranno sull’epidemiologia, la relazione tra i
farmaci e la salute, il servizio sanitario e sociale, il rapporto tra l’uomo la
medicina e la morte, la figura Giulio Maccacaro e la Casa della Salute.
MD intende affrontare il tema della salute in tutte le sue accezioni, lo vuole
fare mettendo a disposizione di tutti le proprie esperienze sollecitando momenti
di crescita individuale e collettiva e una partecipazione attiva, senza deleghe
e democratica alla SALUTE.

INFORMAZIONI: GINO STASI 3291184097

09 dicembre 2006

La manifestazione berlusconiana e la politica fiscale di Michele di Schiena

E' la prima volta che nel nostro Paese un Governo ed una maggioranza sembrano fare della lotta all'evasione fiscale un punto forte del proprio programma ed approntano gli strumenti per rendere credibile tale scelta; è la prima volta che nel modificare le aliquote Irpef si punta a ridurre il prelievo fiscale per i redditi più bassi (al di sotto dei 40 mila euro annui) facendolo moderatamente lievitare per quelli più alti: è la prima volta che con lo strumento fiscale si favorisce sensibilmente la condizione delle famiglie più numerose in maniera proporzionale al numero dei carichi familiari; è la prima volta che l'indegna pratica del condono fiscale, con la quale si premia la disonestà dei furbi e si punisce la correttezza di quanti pagano le imposte, viene messa al bando per rispettare un'esigenza di elementare equità: forse non è molto ma è gia tanto per un Paese solcato da inammissibili privilegi, gravi ingiustizie e stridenti squilibri sociali. Ecco allora che sull'avvio di questa nuova politica fiscale si scatena "l'ira funesta" del berlusconismo che scende in piazza e riesce, con i potenti mezzi di cui dispone, ad organizzare il dissenso "cosciente" di coloro che si oppongono a qualsiasi cambiamento e quello "emotivo" di quanti, impoveriti nello scorso quinquennio dalle dissennate politiche del centrodestra, sono oggi esposti alla suggestione populista di individuare nel Governo Prodi il capro espiatorio dell'attuale situazione di disagio per assecondare una protesta indirizzata verso obiettivi in aperto contrasto con i propri interessi.

Ma dov'è il centrosinistra? Quali distrazioni o complessi bloccano l'Unione sull'ovvio ritornello del rispetto col quale si deve guardare alla manifestazione popolare romana? Quali problemi o quali giochi interni impediscono ai tanti esponenti della maggioranza di affermare, come ha fatto Prodi inspiegabilmente lasciato in una quasi totale solitudine, che quel raduno è stato carico di insulti e vuoto di contenuti e proposte? Ed in un Paese nel quale non dovrebbe essersi spento l'amaro ricordo di certe adunanze oceaniche, chi lo ha detto che le grandi manifestazioni popolari, da chiunque organizzate, esprimono sempre disagi reali ed apprezzabili istanze? Certo sulle grandi manifestazioni di protesta bisogna in ogni caso riflettere ma quando queste sono mosse da intenti strumentali ed esprimono pulsioni qualunquistiche ed involutive, vanno analizzate per capirne le cause ed approntare le necessarie contromisure.

Ciò che frena e rischia di bloccare lo slancio dell'Unione sembra essere invero il difetto di concordanza sull'individuazione della sua "missione", della scelta fondante il suo progetto politico fatto di tante utili specificazioni esplicitate nel dettagliato programma presentato agli elettori nella scorsa primavera. Punti programmatici questi che devono essere animati da una idea-guida capace di ispirare anche le scelte di Governo non preventivamente concordate e di dare organicità all'intero quadro della sua azione politica. Ora, se il contenuto essenziale e qualificante di una politica progressista è quello di favorire nell'interesse di tutti la crescita economica del Paese procedendo nel contempo ad una più equa distribuzione della ricchezza e se è vero che l'intervento pubblico ha subito in questi anni un drastico (e spesso ingiustificato) ridimensionamento senza che sia realisticamente prevedibile in tempi brevi un'inversione a tale tendenza, è evidente che la politica fiscale deve costituire per il centrosinistra uno strumento fondamentale atto a correggere, nei limiti del possibile, gli squilibri a vantaggio dei ceti sociali più deboli, quelli maggiormente interessati ad un adeguato finanziamento dei servizi e dei presìdi propri di un efficiente stato sociale.

Lo scontro sulle tasse fra lo schieramento berlusconiano ed il centrosinistra è allora uno scontro reale ed inevitabile se l'Unione, senza cadere in tentazioni concorrenziali su tale piano, vuole avere una sua identità ed una credibile "missione". Quella di combattere i privilegi e di portare avanti politiche redistributive in linea con i principi fondamentali della Costituzione repubblicana che richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà economica e sociale, che impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che impediscono la partecipazione dei cittadini alla vita economica e sociale del Paese e che afferma il principio per il quale "tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva" aggiungendo il precetto, categorico nella sua essenzialità, per il quale "il sistema tributario è informato a criteri di progressività".

Brindisi, 7 dicembre 2006

Michele DI SCHIENA

06 dicembre 2006

A tutto gas di Emilio Gianicolo

L’espressione “a tutto gas”, sottintendendo concetti come accelerazione e velocità, ben descrive la forza e l’impeto che grandi gruppi energetici nazionali ed internazionali imprimono all’approvvigionamento di gas e alla costruzione di rigassificatori. Quando si parla di grandi impianti, soprattutto se particolarmente nocivi alla salute umana o lontani anni luce dalle vocazioni locali, la Puglia – la storia lo insegna - non sta a guardare. Infatti, noi pugliesi - da vero popolo generoso e prevalendo in noi quello che nel Piano Energetico Ambientale Regionale viene definito “spirito di solidarietà” - produciamo energia in misura superiore a quanto noi stessi consumiamo. Basterebbe questo scarto, notevole, tra quanto ci occorre e quanto produciamo per far desistere i governanti dal concedere licenze per la costruzione di nuovi impianti.

Ma proviamo ad andare oltre. Proviamo a chiederci a chi realmente giova un impianto di rigassificazione. Non si costruiscono i rigassificatori per soddisfare la domanda interna. Per questa sono sufficienti i gasdotti attuali e quelli che verranno (Galsi e Igi, quest’ultimo interesserà, ovviamente, la Puglia). I rigassificatori servono per far diventare l’Italia un “hub” ossia un centro di raccolta di gas dai paesi produttori e vendita verso il nord Europa. L’autore di questa affermazione non è un valligiano noglobal né un pescatore dell’adriatico o dello Ionio affetto irrimediabilmente da sindrome nimby ma è Quadrini, Amministratore Delegato di Edison, azienda che sta costruendo il rigassificatore di Rovigo (Fonte “Il Giornale” del 1 settembre 2006).

Queste strategie non hanno un costo nullo, in termini ambientali e di tutela delle popolazioni, né per i nostri territori né per i territori da cui il gas viene estratto. Da anni, per esempio, in Nigeria, le popolazioni del delta del fiume Niger sono in lotta contro le multinazionali del petrolio e del gas (tra cui l’ENI). Le deflagrazioni che spesso si verificano durante l’estrazione di gas, infatti, hanno prodotto e producono tuttora un forte inquinamento del fiume. Pochi anni fa, per aver protestato contro questo scempio, nove attivisti ecologisti (tra cui lo scrittore Ken Saro-Wiwa) furono impiccati, al termine di un processo farsa.

In Puglia, i consumi energetici privati sono aumentati dal 1990 al 2004 di circa il 30% (Fonte PEAR). È, invece, stabile nel tempo il consumo di energia nel settore industriale. E allora, cosa si può fare per mettere a freno questa domanda crescente di energia? Si ritiene di aver fatto già abbastanza per contenere il fabbisogno energetico degli edifici? Si è fatto abbastanza per far rispettare il DPR 412/93 che imponeva di ricorrere, per gli edifici pubblici, alle fonti rinnovabili?
Evidentemente, la risposta a entrambe le questioni è NO!

È strategico, allora, favorire quegli investimenti che incentivano l’auto-produzione di energia piuttosto che la costruzione di mega-impianti il cui fine primario è il profitto di pochi.
Parlando di strategie, il discorso non può che allargarsi e coinvolgere altri aspetti tra cui ovviamente quello più strettamente pedagogico legato, cioè, all’educazione verso stili di vita compatibili con la scarsità di risorse. Educazione e cultura dell’ambiente che certamente contribuiscono a non accettare supinamente e acriticamente decisioni ma a coltivare dubbi (dubito ergo sum), tra questi il nostro: ma è proprio necessario correre “a tutto gas”?

Emilio Gianicolo
Medicina Democratica

Stefano De Guido
Laboratorio per i diritti dei migranti

03 dicembre 2006

Recensione stampa

laRepubblica
Il presidente della disciolta commissione Mitrokhin scrive a Marini e Bertinotti -Conferma di aver raccolto informazioni su Prodi: "Per me era il riferimento del Kgb in Italia" - Intercettati i dialoghi con Scaramella - Guzzanti protesta: "Un'aggressione"

ROMA - Paolo Guzzanti, senatore di Forza Italia e già presidente della disciolta Commissione Mitrokhin scrive ai presidenti di Camera e Senato denunciando la "gravissima aggressione alle prerogative del Parlamento e dunque della democrazia" dovuta alle intercettazioni relative alle sue conversazioni con l"informatore" Mario Scaramella pubblicate dal "Corriere della Sera". Ma mentre protesta vibratamente, ne conferma i contenuti e ammette esplicitamente di aver fatto raccogliere informazioni su Prodi ("Sono sempre stato convinto e l'ho detto apertamente che era l'uomo di riferimento del Kgb in Italia"), Bassolino e Pecoraro Scanio ("Ma su loro non risultava niente e non sono mai state usate").

Le intercettazioni dimostrano ampiamente che Scaramella (oggi coinvolto nel caso dell'omicidio di Alexandr Livtinenko) riferiva a Guzzanti su politici del centrosinistra in merito ai loro rapporti con l'ex Unione Sovietica e che Guzzanti ne parlava "al Capo", cioé a Berlusconi in persona. Ma, secondo il senatore di Forza Italia "io facevo semplicemente il lavoro che mi ordinava la legge istitutiva della commissione" [...] Guzzanti, però, è letteralmente inferocito sulle intercettazioni che sarebbero state in un certo senso "estorte con un trucco" [...]

...proteggiamo il soldato Guzzanti: è indignato; anzi: indignatissimo. In fondo lui si limitava a tentare di scoprire le prove di qualcosa di cui era certissimo: il fatto che Prodi fosse, nientemeno, che il "terminale" del KGB in Italia... Eppure Prodi, al contrario del padrone di Guzzanti, non risulta abbia mai invitato l'ex capo del Kgb in villa, o che abbia mai fatto lingua in bocca con lui...
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laRepubblica

Nuove accuse di Mario Placanica
"A Genova hanno inquinato le prove"


Mario Placanica

Nuove accuse di Mario Placanica: "A Genova hanno inquinato le prove" - In un'intervista a Rtl 102.5 il carabiniere ribadisce: "Mi auguro di poter contribuire ad accertare la verità, anche se mi hanno detto che non uscirà mai" - E intanto Cossiga chiede la riapertura dell'inchiesta giudiziaria.

ROMA - Nuove accuse da parte di Mario Placanica, il carabiniere incriminato e poi prosciolto per la morte di Carlo Giuliani al G8 di Genova. "A Genova hanno inquinato le prove e alla fine ho pagato solo io, ma mi auguro di poter contribuire ad accertare la verità, anche se già mi hanno detto che non uscirà mai", ha detto Placanica in una intervista a Rtl 102.5.

Sulla vicenda oggi interviene anche il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, affermando che "la via maestra da seguire è quella della riapertura dell'inchiesta giudiziaria". "Per i casi di Genova risollevati dalle presunte rivelazioni dell'ex-carabiniere Placanica che uccise negli scontri del G8 il povero giovane Giuliani, è certo necessario fare chiarezza nello stesso interesse dell'Arma", ha motivato Cossiga.

Nell'intervista a Rtl, Placanica ricostruisce quel giorno del 2001. "Io ero addetto al lancio dei lacrimogeni, ma... me lo tirò dalle mani perchè diceva che non ero idoneo a sparare, perchè non sapevo sparare... invece io ho sparato a parabola, normalmente, come si spara sempre, in regola. Ma lui mi diceva che dovevo sparare ad altezza d'uomo... stavo male, mi hanno spostato vicino a Piazza Alimonda, dove ho visto pestare a sangue dei manifestanti, fino a che non gli uscivano le bave bianche dalla bocca. Sono salito sulla camionetta, un plotone ci faceva da scudo, ma poi i manifestanti hanno attaccato e i carabinieri sono arretrati, scappando" [...]
(30 novembre 2006)

...ora aspettiamo con impazienza l'Ascierto o il Gasparri di turno che prenda le difese dell'operato di Placanica; perchè delle due l'una: o Placanica dice la verità, e allora c'è da vergognarsi del comportamento degli altri; o Placanica mente, ed allora c'è da vergognarsi di lui. Tertium non datur...
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Perquisizioni a Hollywood
per l'inchiesta sui diritti Mediaset


laRepubblica

Perquisizioni a Hollywood per l'inchiesta sui diritti Mediaset - Il Los Angeles Times rivela che su richiesta dei magistrati italiani la polizia federale ha ispezionato casa e uffici di Frank Agama. L'ipotesi di reato è frode fiscale

...oh my God... what a surprise!...

LOS ANGELES - La polizia federale statunitense ha perquisito a Los Angeles gli uffici e l'abitazione di Frank Agrama, produttore cinematografico di Hollywood, nell'ambito di un'inchiesta su una presunta frode fiscale in cui sarebbe coinvolto Silvio Berlusconi. Lo scrive il Los Angeles Times. La perquisizione è avvenuta a Bel-Air, a ovest di Los Angeles, e in Sunset Boulevard, su richiesta delle autorità italiane.

Frank Agrama è ritenuto un intermediario tra gli studi di Hollywood e Mediaset. Tra il 1998 e il 2002 avrebbe acquisito, tramite la sua società Harmony Gold, i diritti di film, in particolare della Paramount, per 130 milioni di dollari. I diritti sarebbero poi stati rivenduti a Mediaset per 315 milioni di dollari. Agrama avrebbe proseguito l'intermediazione, tramite la società Olympus Trading, fino al 2005.

Secondo l'inchiesta i diritti sono fittizi: Mediaset avrebbe gonfiato, attraverso società off-shore, i prezzi di acquisto. In questo modo, il gruppo di Silvio Berlusconi avrebbe costituito fondi neri all'estero e ridotto i ricavi in Italia per pagare meno tasse. L'ex presidente del Consiglio dovrà comparire il prossimo primo dicembre di fronte al tribunale di Milano, per rispondere dei reati di frode fiscale e falso in bilancio in relazione all'acquisto di diritti cinematografici negli Stati Uniti.
(30 novembre 2006)
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QuotidianoNet
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DOSSIER MITROKHIN: Fassino: 'Tentativo di stravolgere la vita democratica del Paese'
Il segretario Ds: 'Perseguita un'azione di denigrazione personale e di destabilizzazione istituzionale'. La Procura indaga su Scaramella

DOSSIER MITROKHIN Roma, 30 novembre 2006 - «La vicenda Mitrokhin conferma quel che il caso Telecom Serbia aveva fatto emergere: è stata perseguita un'azione di denigrazione personale e di destabilizzazione istituzionale con cui si puntava a colpire e delegittimare il centrosinistra e i suoi principali esponenti politici. Non sono più tollerabili reticenze e inaccettabili ambiguità. È tempo che si faccia chiarezza e si individuino le responsabilità politiche e personali di chi ha tentato di stravolgere la vita democratica del Paese». Lo ha dichiarato il Segretario dei DS Piero Fassino

Mario Scaramella, il discusso consulente della Commissione Mitrokhin, in questi giorni al centro della vicenda legata alla morte dell'ex agente del Kgb, Alexander Litvinenko, risulta indagato dalla Procura di Roma per i reati di traffico d'armi e violazione del segreto d'ufficio. La prima ipotesi d'accusa è legata al fascicolo che riguarda Scaremella e che è arrivato a piazzale Clodio dopo l'invio da parte della Procura di Napoli.Mentre per quel che riguarda la violazione del segreto d'ufficio è una fattispecie che è stata formulata a Roma e sarebbe relativa alla attività svolta dal docente universitario ed esperto di antiterrorismo come consulente della Commissione Mitrokhin.

...non è fantastico, questo articolo? riessce a parlare di Scaramella e della commissione Mitrokhin senza una sola volta il nome di Paolo Guzzanti, che sembrerebbe il più "coincolto" di tutti... quando si dice l'alta acrobazia giornalistica...
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Libero
Quotidiano in Dipendente diretto la Littorio Feltri


...la produzione di Littorio, in combutta con Renato Brunetta (quello che durante i talk-shows in TV trova il modo di dirci, in una sola trasmissione, almeno sei volte che lui è un docente) è ormai inarrestabile. Dopo aver presentato, solo qualche giorno fa, un bestseller intitolato "Cartoline al Duce", o qualcosa del genere, oggi presenta l'ultima fatica letteraria:

ATTENZIONE!!! Non dimenticate di prenotare quest'opera da vostro edicolante: sembra che ci siano code, davanti alle edicole, fin dalle prime luci dell'alba

02 dicembre 2006

Vigiliamo per la discarica

La storia di un comitato di cittadini e associazioni di Grottaglie (TA) per la tutela della salute e dell'ambiente.Il loro sito è: www.vigiliamoperladiscarica.it e la discarica di 2 categoria di tipo B"rifiuti speciali tal quali o trattati" è a soli 6 km da Francavilla (strada statale 603)

23 novembre 2006

Lettera di Don Raffaele Bruno

Carissimi, oltre 6 mila partecipanti in 3 giorni, 50 relatori in due sessioni plenarie, circa 500 contributi di magistrati, esponenti del sindacato, del terzo settore, dell’università, ma anche della politica e del governo; 200 testate accreditate e 40 giornalisti stranieri, oltre 2 mila giovani per la notte bianca dell’Antimafia: questi i numeri del successo di “Contromafie”, gli stati generali dell’antimafia organizzati a Roma da Libera. Una tre giorni di grande partecipazione, dibattito, approfondimento sintetizzati, nel giorno di chiusura, in un Manifesto programmatico con le linee guida per “liberare l’Italia dalle mafie”.Chiudendo i lavori, don Luigi Ciotti ha lanciato un appello deciso alle istituzioni e al governo: “Il tempo è ormai scaduto e non ci saranno più sconti per nessuno, è ormai necessario portare avanti azioni concrete da realizzare insieme” anche perché “c’è una situazione grave di caduta del senso di legalità e moralità nel nostro paese. Una crisi etica che fa da cornice a tanti altri problemi”.La tre giorni di “Contromafie” è stata un’esperienza sicuramente significativa e chi vi ha partecipato ha sentito che non si trattava di una passerella o del teatrino dei buoni sentimenti. Si è respirato dolore e rabbia, dubbio e ricerca di nuove relazioni, desiderio di mettersi in gioco e impegno a continuare nei percorsi intrapresi, tanta passione e tantissima speranza. Ora però non possiamo rinchiuderci nel tepore di una piacevole nostalgia.Il tempo è scaduto anche per noi, per la società civile che spesso fa sentire la propria partecipazione nei momenti dell’emergenza o delle grandi manifestazioni-eventi risultando di fatto assente rispetto alle azioni del quotidiano. È stata Rita Borsellino a chiedere a tutti un rinnovato impegno che “possa scacciare quel puzzo maleodorante dell’indifferenza che lascia soli i protagonisti della resistenza civile contro la dittatura mafiosa”. Anche il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, nel suo intervento nella giornata conclusiva, ha precisato con forza proprio il bisogno di maggiore partecipazione perché “in questi ultimi anni abbiamo perso. Infatti è passata l’idea che la mafia sia una banda armata, una sorta di drago che solo il san Giorgio di turno può sconfiggere”.Alla luce della straordinaria esperienza vissuta a Roma, ma anche consapevoli dei richiami ad un impegno rinnovato soprattutto in ambito sociale e culturale, un impegno da vivere sul nostro territorio, confrontandoci con il volto concreto che il pensare e l’agire mafioso assume sulle strade della nostra terra, la Regione Puglia, insieme a Libera e in accordo con Arci, Avviso Pubblico e Fondazione Cesar, invita la società civile pugliese nelle sue più varie configurazioni ed articolazioni, ad intraprendere un percorso di riflessione e confronto che significhi una dichiarazione d’impegno e un’assunzione di responsabilità.
In questo percorso, che immaginiamo articolato sull’intero territorio regionale, caratterizzato da forum tematici e da assemblee territoriali, aperto alla più ampia partecipazione e all’insegna del dialogo con tutti, l’Amministrazione regionale - tramite l’assessore Guglielmo Minervini - ha dichiarato che “la Puglia ci sarà”, sarà in prima linea e per questo ha fissato per SABATO 25 NOVEMBRE p.v. alle ore 15,30 nell’aula “E. Orabona” del Campus universitario di Bari un’assemblea programmatica che raccolga le sfide del Manifesto dell’antimafie romano e ci proietti verso una rilettura pugliese dello stesso. Una rilettura che significhi innanzitutto analisi della situazione rispetto alla criminalità organizzata ma anche rispetto agli episodi di illegalità e corruzione nella pubblica amministrazione, sino alle nuove forme di schiavitù nel mondo del lavoro; rispetto ai mercati delle droghe ma anche alle fragilità giovanili; rispetto alle risposte delle forze dell’ordine e della magistratura ma anche di tanti pezzi del volontariato, della chiesa, della politica, della scuola, del sindacato, dell’università, del mondo imprenditoriale. Una rilettura, però, che ci aiuti anche a cogliere i compiti nuovi da assumere insieme per dare alla Puglia una condizione di libertà e giustizia sociale che garantisca realmente il diritto di cittadinanza per tutti.In questo percorso ci saranno compagni di viaggio i familiari delle vittime di mafia che chiedono verità e giustizia. Ci rivolgeremo alle pubbliche amministrazioni, al mondo imprenditoriale e alle università, busseremo alle porte delle chiese e dei centri sportivi, chiederemo udienza alla magistratura e alle forze dell’ordine, entreremo nelle carceri e sosteremo nelle piazze, alla ricerca di una coralità in cui il contributo di ciascuno favorisca il benessere di tutti e affinché la Puglia non sia mai “cosa loro” ma... “cosa nostra”.
Lecce, 22 novembre 2006
Don Raffaele Bruno Referente regionale Libera

22 novembre 2006

Elezioni, Deaglio insiste: non mi fido dei controlli dei giudici

Galeotto fu il software? È la tesi del film «Uccidete la democrazia» di Deaglio e Cremagnani che oggi sarà presentato in anteprima - grazie a Diario e Articolo21 - a Roma nella sala conferenze di piazza Montecitorio 123/a. Polemizzano preventivamente Taradash e Calderisi: la tesi di quel film non ha fondamento, è campata in aria e smentita da Corte d´appello e Cassazione. In realtà, sostengono i due parlamentari, si vuol impedire il controllo dei risultati che la Cdl chiede alla giunta per le elezioni. «Non si fidano dei controlli fatti dai magistrati.E perché mi devo invece fidare io? - ribatte Enrico Deaglio, direttore di Diario - il tribunale ha reso pubblici i voti validi, non le bianche e le nulle. Mi facciano vedere i dati delle schede bianche per provincia e comune. Fino ad allora, non mi accontenterò». Ecco perché: dai dati diffusi dal Viminale il martedì dopo il voto compaiono 40.000 schede bianche alla Camera, altrettante al Senato. «Ai magistrati non risulta - racconta Deaglio - Ed ecco che il ministero, 4 giorni dopo, ammette l´errore: ci siamo sbagliati, alcune prefetture hanno segnato sotto la colonna delle bianche le schede contestate. Le bianche scendono a 2.000 alla Camera e altrettante al Senato. Uno sbaglio macroscopico, ma passi. Ci si aspetta che i dati cambino, invece no, quelle schede spariscono. Con un incredibile rimpallo di responsabilità».

A sette mesi dal voto non ci sono ancora i dati finali delle votazioni, completi di bianche e nulle, ma solo i voti validi, sostiene Beppe Cremonini, coautore del film: «Come mai per la Cdl i giudici sono eversori quando fanno processi ma se si tratta di elezioni sono inappuntabili? Come mai i sondaggisti si sono sbagliati? Come mai il Viminale ha dato i risultati provvisori con 20 ore di ritardo? Come mai il ministro dell´Interno quel lunedì ha passato ore a casa di Berlusconi? Siamo oltre la soglia dello stupore. Abbiamo detto - e nessuno ci ha smentito - che Berlusconi voleva per decreto bloccare le elezione e riconteggiare tutto; Ghedini l´aveva già scritto, ma Ciampi avrebbe detto no. Berlusconi l´ha implicitamente ammesso a Gubbio "Nessuno ha controllato nulla, bastava che Pisanu dicesse che avevamo vinto noi con 24.000 voti e avremmo vinto". E poi, non ha annunciato brogli per tutta la campagna elettorale?». Raffica di domande più che legittime, di cui discuteranno oggi, tra gli altri, Nicola Tranfaglia, Luana Zanella, Antonello Falomi, Roberto Zaccaria, Giuseppe Giulietti, Tana De Zulueta, Gloria Buffo e molti altri parlamentari.

Qualcosa di strano può essere accaduto, in queste elezioni. Informatico o materiale. Quando escono dai seggi, i verbali vengono inviati in comune, che li inoltra alla prefettura, per poi arrivare al Viminale. Una copia - portata materialmente da vigili urbani, carabinieri, finanzieri - va alla Corte d´Appello, che conteggerà i voti dai verbali. Difficile pensare che i verbali siano taroccati in questa fase: troppo vasta dovrebbe essere la rete di complicità. Se i giudici trovano dati anomali, possono verificare la seconda scheda, o addirittura le tabelle di riscontro, quel mastro con le crocette allegato alla documentazione. In alcuni casi è stato anche chiamato il presidente di seggio a dar conto di anomalie. «Io della magistratura mi fido. Certo - dice Agostino Ottavi, della Federazione Ds di Roma, che da anni segue le procedure elettorali - un pericolo vero ci sarebbe stato. Se il Viminale avesse annunciato un risultato, e qualche ora dopo la Cassazione avesse rovesciato il responso, la tensione sarebbe stata altissima. E la scena finale del Caimano di Moretti sarebbe stata profetica»
(Ella Baffoni)

21 novembre 2006

Francavilla dalla lente del web di Valentina Paciullo

Immersi nella propria piccola realtà spesso si corre il rischio di perdere di vista il suo totale, le parti che la costituiscono come unica e con peculiarità proprie.
Lontana come sono da Francavilla, in questi mesi, ho avuto modo di apprezzare appieno la sua triste staticità e il suo straordinario potenziale umano.Amo la mia città, ma forse non l’ho fatto mai con tanta passione come ora!
…Ora che mi sento come seduta su una nuvola a guardare il tutto dal di sopra.
…Ora che quel tutto ha per me una più concreta e compatta connotazione di senso.
…Ora che mi rendo conto che le risorse che Francavilla possiede sono imprescindibile momento di sviluppo per essa, purché si crei davvero al suo interno un movimento attivo che mobiliti tutte le forse potenzialmente in gioco.Le menti più appassionate e ingegnose sono quelle in verità sono più deluse da questa realtà. Il contatto elettronico con tante personalità che come me ora si trovano lontane, le visite sui diversi (a volte troppo!) siti che di Francavilla e dei francavillesi ardiscono parlare, mi stanno davvero facendo capire molto sulla “Mia Città”.
Le notizie finora non sono incoraggianti.
Sono partita con lo scandalo relativo alla scelta del presidente del consiglio comunale; arrivata qui ho appreso la triste notizia dell’ ennesima vittoria delle univoche scelte di destra;
è arrivato fin qui l’eco della controversa lotta per la chiusura del traffico;
è tornata ad incombere l’ombra dell’argomento “discarica”…
e mi sono resa conto di quanto davvero Francavilla ruoti perennemente intorno agli stessi punti…
e mi ha sconvolto il prendere reale consapevolezza dello spettacolo che da sempre si svolge sotto ai miei occhi: la proposta d’azione priva prima di tutto di specifica pianificazione e, conseguentemente, di reale concretizzazione.
La lontananza mi ha portata ad una voglia spietata di discutere tramite questo straordinario elemento mediatico con tutti e più di tutti su questi punti.
Spiacevolmente ho dovuto constatare che le menti più raffinate presenti in loco sono quelle meno avvezze a vedere una soluzione possibile in prospettiva, meno propense a sperare che solo una loro attiva e co-partecipata azione può essere utile a cambiare la situazione.
Mentre, le “buone-menti lontane” si rendono conto della difficoltà della situazione, seppure con la consapevolezza che il tutto è causato “anche” da una troppo forte e troppo poco competitiva contrapposizione delle parti.
Mi spiego meglio.
Ci siamo abituati a dire no a prescindere. Senza più lo stimolo a produrre una buona e convincente alternativa.
Chi sta lontano vede questo assopimento e si duole per non essere altro che parte critica priva di possibilità partecipative; chi ci sta dentro, si è tanto abituato, da aver già saggiato il gusto tanto amaro quanto consolatorio della rassegnazione.
Certo mi si può obiettare che tanto è dovuto alla ormai storica presa di possesso della nostra città da parte di un’unica e incapace “faziosa fazione”, e a questo io posso obiettare che tanto ha portato ad una insana de-responsabilizzazione della parte opposta che è carente di buona azione oppositiva e ancor più di convincente attività produttivamente persuasiva.
Avevo tristemente profetizzato che dopo le elezioni di maggio il centro sinistra sarebbe tornato nel suo comodo torpore…e così deludentemente è stato.
C’è bisogno di immergersi nella realtà francavillese e nelle menti dei suoi abitanti per cambiare il corso delle cose…non possiamo permetterci di dormire per altri cinque anni!...
E allora penso che la soluzione sia inequivocabilmente una: che chi sta troppo dentro vada un attimo a guardarsi dal di fuori per smontare quelle convinzioni che irrigidiscono le sue posizioni, e chi sta troppo fuori torni o inizi finalmente a mettere in atto le nuove pratiche oggettivamente apprese.

17 novembre 2006

Politici: le pensioni d'oro degli onorevoli

Un deputato ha diritto al vitalizio, che matura dopo almeno 30 mesi, cioe' 2 anni 6 mesi e 1 giorno, trascorsi sugli scranni di Montecitorio. In precedenza per godere dell'assegno a vita gli bastava, invece, un solo giorno di permanenza in carica.(...)Dal 1997 l'eta' pensionabile e' stata elevata a 65 anni (o a 60 anni per chi sia stato piu' di 5 anni in carica). La misura del trattamento varia da un minimo del 25 per cento dell'indennita' parlamentare ad un massimo dell'80 per cento per chi ha svolto le funzioni di deputato per almeno 30 anni. Attualmente godono il vitalizio della Camera circa 3 mila tra onorevoli e loro eredi. Nel 2005 lo Stato ha pagato per i vitalizi 122 milioni di euro e 1 milione 100 mila euro per il rimborso delle loro spese di viaggio. L'altro ieri l'importo mensile del vitalizio e' stato tagliato del 10 per cento su decisione unanime dell'Ufficio di Presidenza di Montecitorio. I contributi figurativi Ma se prima di essere eletto il deputato aveva gia' aperta a suo nome una posizione previdenziale scatta in suo favore un secondo trattamento pensionistico. (...) fonte "La stampa"

Stati generali dell’antimafia pugliese

Dal prossimo 17 al 19 novembre esponenti della politica e dell’economia, dell’informazione e della cultura, rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine e della magistratura, organizzazioni sindacali e della società civile si sono dati appuntamento a Roma per dialogare sulle strategie possibili per combattere le mafie.L’associazione Libera, che opera efficacemente da anni su questo tema, li ha definiti gli Stati generali dell’antimafia.

Anche in questa occasione la Puglia ci sarà e la Regione sarà rappresentata dal Presidente Nichi Vendola, per testimoniare il lavoro già intrapreso sul territorio dal mondo dell’associazionismo attivo e dalle istituzioni. Mi auguro, quindi, che tutti voi possiate aderire all’invito a partecipare ai lavori romani perché la rappresentanza pugliese, insieme alle altre, possa fare il punto sullo stato della lotta alle mafie nel nostro paese, per costruire percorsi di libertà, cittadinanza, informazione, legalità, giustizia, solidarietà che, a partire dal valore fondamentale della dignità di ogni essere umano, siano il più valido antidoto al proliferare della violenza mafiosa.

Saranno tre giorni di incontri, di confronti, di elaborazioni e di proposte che confluiranno nel Manifesto degli Stati generali dell’antimafia che servirà a dare vita a progettualità condivise a diversi livelli con le realtà della politica e delle istituzioni, dell’economia, della cultura e dell’informazione secondo le finalità e i contenuti di sei aree tematiche.

Per sostenere il desiderio diffuso di cambiamento e rivitalizzare la partecipazione della cittadinanza attiva alla vita pubblica, la Regione Puglia promuove, insieme al coordinamento regionale di Libera, la prima assemblea degli Stati generali dell’antimafia pugliese.

L’appuntamento è per il prossimo 25 novembre, alle ore 16,00, presso l’Aula magna del Politecnico di Bari. Sarà nostra gradita ospite e testimone d’eccellenza Rita Borsellino.

Con la speranza di incontrarvi in tanti a Roma e la certezza di vedervi tutti all’assemblea di Bari, invio i miei auguri di buon lavoro.



Guglielmo Minervini

16 novembre 2006

Medicina Democratica movimento di lotta per la salute presenta Dialoghi sulla Salute


18 novembre 2006 ore 16.00 a Brindisi, Istituto Professionale di Stato per i
Servizi Sociali “F. L. Morvillo-Falcone”, via Galanti 1. MAURIZIO PORTALURI riporta la sua esperienza sul tema: “L’organizzazione di una ASL” Medicina Democratica, movimento di lotta per la salute, apre dialoghi itineranti sulla salute. Dopo il primo incontro del 28 ottobre con Marco Caldiroli sul tema degli inceneritori, il 18 novembre Maurizio Portaluri, Direttore Generale della ASL BAT/1, dialogherà sull’organizzazione di una Azienda Sanitaria con particolare riferimento ai rapporti con gli Enti Locali e i Cittadini, al suo impatto sulla salute e alle possibilità di modificare gli aspetti
negativi e migliorarne i punti di forza.

Gli incontri proseguiranno con interventi sulla relazione tra l’ambiente e
la salute, l’epidemiologia, la relazione tra i farmaci e la salute, il
servizio sanitario e sociale, il rapporto tra l’uomo la medicina e la morte,
la figura Giulio Maccacaro e la Casa della Salute.

MD intende affrontare il tema della salute in tutte le sue accezioni, lo
vuole fare mettendo a disposizione di tutti le proprie esperienze
sollecitando momenti di crescita individuale e collettiva e una
partecipazione attiva, senza deleghe e democratica alla SALUTE.



INFORMAZIONI: GINO STASI 3291184097

16 ottobre 2006

NELL’INFERNO DEGLI ASSATANATI DI CRISTO VIVO.

M’è capitato di “vivere” una giornata da incubo, il 16 luglio scorso, allo stadio di Avellino. Dove mi sono ritrovato, invitato da amici peraltro nient’affatto fanatici, ad assistere incredulo ed esterrefatto alla kermesse annuale dei cosiddetti “servi di Cristo vivo”. Un qualcosa a metà fra un “imbonimento” alla Vanna Marchi e una convention di Forza Italia. Solo che, al posto di Silvio Berlusconi, gli osanna incessanti, frenetici, gridati, anzi urlati, erano tutti per Cristo vivo. Una ubriacatura assordante ed interminabile, un’intera giornata all’insegna dell’orgasmo protratto all’infinito e dell’autoesaltazione parossistica.Insomma, i servi di Cristo vivo vanno giù duro, ci danno dentro di santa ragione, inattaccabili da ogni dubbio, da ogni incertezza, intransigenti ed implacabili nel fiondare fin nel più alto dei cieli la loro fede incrollabile, mistificante, assoluta, al di là e al di sopra di tutto e di tutti. Una incredibile, estenuante, onnicomprensiva immersione nella dimensione del mistico, del soprannaturale, dell’ascetico. Una orgogliosa ed inscalfibile testimonianza di fede urlata. Un incrollabile orgoglio di appartenenza. Alla casta degli eletti, dei portatori del Verbo e della Verità, dei militanti senza macchia e senza paura.
Mano a mano che gli inni, le processioni, lo svolazzo di casule e pianete dorate, l’ostensione di calici e teche preziose procedevano ad un ritmo incalzante ed ossessivo non potevo fare a meno di chiedermi come mai questa setta di fanatici preconcilio (ma del Concilio di Trento, XVI secolo), semisconosciuta, anzi pressoché semiclandestina –chi ne aveva mai sentito parlare prima? – avesse raccolto quasi diecimila fedeli all’interno dello stadio di Avellino, e per di più in una torrida giornata di luglio.
Ma, poi, erano davvero tutti fedeli? A parte i pochi curiosi, come me, trascinativi per un capriccio del caso, quale ansia, ricerca, angoscia esistenziale aveva convogliato, per circa dieci ore, in un catino semibollente migliaia di persone provenienti da ogni angolo d’Italia?
La risposta giunse quasi subito. Allorché uno dei leader del Movimento incominciò a dispensare miracoli a destra e a manca. Miracoli, per giunta, nemmeno personalizzati. Nel senso che il reverendo taumaturgo –ma lui si scherniva, proclamandosi semplice pendant del Principale – colpiva, per così dire, nel mucchio. Restituendo la salute ai “fortunati” presenti sulle tribune senza neppure conoscerli e senza averne avuto esplicita richiesta. Miracoli a pioggia, e beato chi si bagnava. Inutile dire che tra la folla c’erano persone più serie che redarguivano, bloccandoli, i congiunti che, colti da improvviso raptus miracoleggiante, si sarebbero lanciati in una grottesca e inquietante esibizione di grazia ricevuta. Insomma, uno spettacolo penoso.
Spettacolo che peraltro andava via via degradando a livelli sempre più bassi man mano che prendevano la parola, pardon l’urlo, i vari relatori del convegno. Tra i quali è impossibile tralasciare l’esorcista ed il procacciatore di vocazioni.
Il primo che raccontava del diavolo, di come fosse furbo e pericoloso, di quanti tranelli costellasse la via dei fedeli e di come alla fine venisse irrimediabilmente sconfitto e costretto a sgomberare il campo dei poveri invasati dall’intervento energico –e, si deve immaginare, urlato - del baldanzoso esorcista. L’altro che, per rendere appetibile il celibato dei chierici, non trovava argomenti migliori di quelli della più bieca e stantia letteratura misogina: le grane e le diavolerie delle donne contro l’assoluta tranquillità della vita ecclesiale. E si tace qui, per pudore, delle aggressioni verbali e delle insolenze nei confronti dei seguaci delle altre fedi. Tutte erronee, sbagliate, peccaminose, fuorvianti. Se fosse stato possibile, si sarebbe obiettato che qualche anno fa il Papa Giovanni Paolo II, ad Assisi, pregò insieme con i capi delle più diffuse religioni del mondo. Ma quale dibattito è mai possibile con i talebani di Cristo vivo? I quali, tutti presi dal regno celeste e dal suo raggiungimento, a compimento della indimenticabile giornata, dichiararono che non importa essere poveri o ricchi, felici o infelici, sani o malati in questa valle di lacrime, perché ciò che conta davvero è il mondo ultraterreno.
Ripensandoci, forse è proprio questo il reale messaggio dei cosiddetti servi di Cristo vivo: ciascuno si contenti dello status in cui si trova, e al diavolo le lotte per l’uguaglianza, la libertà, la dignità umana, i diritti civili e sociali, le conquiste ed il progresso economico e civile. Al diavolo tutto. E viva i seguaci di Cristo vivo.

Cosimo d’Alema

01 luglio 2006

Convocazione Conferenza Stampa e programma iniziative dal titolo “Un raccolto… di legalità”


3 luglio 2006 - Mesagne e Torchiarolo

Le Amministrazioni delle città di Mesagne e Torchiarolo e “Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, presieduta da don Luigi Ciotti, organizzano per il 3 luglio prossimo un calendario di iniziative sul tema della cultura della legalità, del riutilizzo di beni confiscati alle mafie e del contrasto alla criminalità organizzata, dal titolo “Un raccolto… di legalità”.
Alle ore 9.00 a Mesagne, presso i terreni confiscati in c.da Canali (strada provinciale per San Vito, km 4) si terrà la mietitura simbolica del grano coltivato durante questi mesi sui 20 ettari disponibili. Una parte del grano ricavato da questo raccolto sarà utilizzata per sfornare taralli e friselle da distribuire a tutta la comunità mesagnese e pugliese durante le feste estive, quale simbolo di riappropriazione da parte della comunità civile di ciò che era stato sottratto dalla criminalità con la violenza e l’intimidazione. All’evento interverranno Mario Sconosciuto (Sindaco di Mesagne), Antonio Del Coco (Sindaco di Torchiarolo), Damiano Franco (vicepresidente Provincia Brindisi), Enzo Russo (assessore regionale Risorse agroalimentari), don Luigi Ciotti (presidente "Libera").
Alle ore 11.30, presso l’aula consiliare del Comune di Mesagne, avrà luogo la consegna del volume “La criminalità organizzata nel territorio mesagnese”, una ricerca svolta da Libera e commissionata dall’Amministrazione comunale di Mesagne allo scopo di dotarsi d’uno strumento interpretativo e scientifico che offra uno sguardo complessivo sulle vicende della criminalità organizzata mesagnese, suggerendo spunti interpretativi e proposte d’azione concreta nell’ambito della prevenzione. A seguire, si terrà la firma del protocollo di intesa tra il Comune di Mesagne e l’Associazione degli imprenditori della zona industriale mesagnese (Azim), accordo che conferma e stabilizza il reciproco impegno di collaborazione e attenzione nei confronti delle aggressioni criminali verso le attività imprenditoriali e l’intera comunità civile. Interverranno Mario Sconosciuto (Sindaco di Mesagne), Mario Ciccarese (coordinatore "Azim"), Damiano Franco (vicepresidente Provincia Brindisi), Mario Tafaro (Prefetto di Brindisi), don Luigi Ciotti (presidente "Libera").
Alle ore 12.45 è convocata una conferenza stampa. Tra i temi oggetto di approfondimento, la sicurezza sul territorio, il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie, le note informative sul progetto “Libera Terra – Brindisi”, un’iniziativa di interesse nazionale che a breve, sulla scorta di quanto avvenuto in Sicilia e Calabria, porterà alla costituzione di una cooperativa agricola sociale che impiegherà giovani del territorio, selezionati tramite bando pubblico. Il fine è riutilizzare i terreni confiscati presenti a Mesagne e Torchiarolo offrendo opportunità di lavoro e favorendo la crescita della cultura della legalità nell’intera comunità, anche attraverso il concorso della maggioranza delle forze sociali disponibili e mediante la messa in campo di un progetto consapevole, coerente e continuativo.
Alle ore 18.00, presso l’aula Valesio del Comune di Torchiarolo, avrà luogo la tavola rotonda sul progetto “Libera Terra – Brindisi”. Parteciperanno: Antonio Del Coco (Sindaco di Torchiarolo), Mario Sconosciuto (Sindaco di Mesagne), Damiano Franco (vicepresidente Provincia Brindisi), Guglielmo Minervini (assessore regionale alla Trasparenza e Cittadinanza Attiva), Mario Tafaro (Prefetto di Brindisi), Lucio Cavazzoni (associazione "Cooperare con Libera Terra"), Giancarlo Caselli (Procuratore generale di Torino), don Luigi Ciotti (presidente "Libera"). Parteciperanno inoltre numerose altre autorità del territorio.

29 giugno 2006

LA QUESTIONE MORALE E QUELLA RELIGIOSA di Michele Di Schiena

Abbiamo letto con amarezza il contenuto delle intercettazioni di alcune telefonate fra l'ex Presidente della Regione Puglia Raffaele Fitto nonché persone del suo entourage e mons. Francesco Ruppi, arcivescovo di Lecce e Presidente dei Vescovi pugliesi. Si tratta di colloqui che, se non convincentemente smentiti, dimostrano all'evidenza il pieno coinvolgimento del presule nella campagna elettorale regionale di Fitto e per di più in un ruolo di premurosa consulenza ed addirittura di stimolo. Così come sono risultati chiarissimi gli interventi del vescovo di Lecce presso i competenti uffici regionali per il finanziamento degli oratori cattolici, un finanziamento per il quale - come si ricorderà - mons. Ruppi espresse in piena campagna elettorale all'allora Presidente della Regione Puglia pubblici e calorosi ringraziamenti che suscitarono riserve e rilievi.

«Stiamo camminando.», «Stiamo recuperando.», «Sto facendo un buon lavoro con la TV.», «Sei stato stupendo ieri sera .», «Io ho mosso anche le suore .», «Si stanno muovendo qui AN? .», «Nel nostro ambiente si va rinserrando.», «Un altro fatto buono è che io sto ricevendo, sto percependo che la Margherita incomincia ad entrare in difficoltà.» e così via con numerose altre espressioni di analogo ed anche più sorprendente contenuto fino al consiglio di «continuare i giri privati» anche durante la sospensione della campagna elettorale per l'agonia del Papa Giovanni Paolo II. Sono ravvisabili in questa malinconica vicenda illeciti penali?
Non lo sappiamo ma crediamo che sia interesse generale, interesse di ogni cittadino e soprattutto della verità che la Giustizia faccia il suo corso rapidamente e con doveroso senso di responsabilità al riparo da ogni suggestione, ferma restando ovviamente la presunzione di non colpevolezza sancita dalla Costituzione per ciascun indiziato o imputato fino ad eventuali sentenze definitive di condanna. Si pone però subito una "questione morale" perché non appare ammissibile che uomini di Chiesa, investiti perciò di funzioni di natura religiosa, utilizzino il loro ruolo ed il loro ascendente spirituale per influenzare elezioni democratiche con consigli ed interventi specifici fino a porsi, in qualche caso, come solerti registi di campagne elettorali in favore di questo o quello schieramento ovvero, peggio ancora, a vantaggio di questo o quel personaggio politico. E ciò specialmente quando tra gli uni e gli altri intercorrono rapporti per atti istituzionali che dovrebbero essere mossi solo dall'interesse generale e risultare quindi estranei a qualsiasi logica di tipo clientelare. Il fatto è che il comune sentire considera eticamente inaccettabile l'uso strumentale di incarichi, missioni o mandati per fini diversi da quelli ad essi connaturali. Una sorta di "eccesso di potere", non certo nell'accezione strettamente giuridica dell'espressione, ma nel suo significato più ampio, come censura dell'utilizzo improprio o deviato nei rapporti personali e sociali di funzioni e prerogative soprattutto quando queste, per la loro natura ed autorevolezza, presuppongono rassicurante equanimità e comportano incisivi poteri persuasivi.
> Ma se di fronte a tali malinconiche vicende vi è una "questione morale" che tocca la sensibilità di tutti i cittadini, per quelli di loro che sono credenti si aggiunge una sofferta "questione religiosa". E sì, perchè essi guardano alla Chiesa cattolica quale dovrebbe essere: una Chiesa che si affida totalmente al Vangelo; che «non pone la sua speranza nei privilegi offerti dall'autorità civile»; che quando sono in gioco diritti fondamentali esprime il suo «giudizio morale anche su cose che riguardano la politica» ma lo fa «utilizzando tutti e soli quei mezzi che sono conformi al Vangelo»; che svolge un mandato di ordine religioso e che si può perciò servire «delle cose temporali nella misura che la propria missione lo richiede» senza porre «la sua speranza nei privilegi offerti dall'autorità civile» ed anzi rinunziando «all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso potesse far dubitare della sincerità della sua testimonianza». Ed ancora: una Chiesa che riconosce «la legittima autonomia delle realtà terrene» e che si adopera perché vengano rimosse «le ingenti disparità economiche» e perché lo sviluppo non sia abbandonato «all'arbitrio di pochi uomini che abbiano in mano un eccessivo potere»; la Chiesa del Magnificat e cioè del Signore che rovescia «i potenti dai troni» ed innalza «gli umili» ricolmando «di beni gli affamati» e mandando «i ricchi a mani vuote». Questa Chiesa «luce delle genti», mirabilmente interpretata e disegnata dal Concilio Vaticano II, non può essere impropriamente coinvolta in questioni elettorali o partitiche.
Brindisi, 26 giugno 2006
Michele Di Schiena

27 giugno 2006

Il No vince anche a Francavilla

E’ del 42,1% il dato definitivo sull’affluenza alle urne registrato in provincia di Brindisi al termine della due giornate di votazione per il referendum sulla riforma costituzionale votata a maggioranza nella scorsa legislatura.
In Puglia ha votato il 41,9% degli aventi diritto. La percentuale nazionale, invece, si attesta al 53,7% .
Netta la vittoria del NO sia in tutta Italia (61,7% contro il 38,3%) che in Puglia (73,5% contro il 26,5%) che, infine, nella Provincia di Brindisi (74,0% contro il 26%)

Di seguito riportiamo la percentuale dei votanti e i risultati dello scrutinio in tutti i comuni della Provincia di Brindisi:
AFFLUENZA
Brindisi 41,47
Carovigno 33,74
Ceglie Messapica 39,69
Cellino San Marco 43,38
Cisternino 56,76
Erchie 40,26
Fasano 40,23
Francavilla Fontana 40,02
Latiano 44,06
Mesagne 44,60
Oria 39,67
Ostuni 43,96
Sandonaci 41,78
San Michele Salentino 44,23
San Pancrazio Salentino 51,70
San Pietro Vernotico 40,95
San Vito dei Normanni 40,45
Torchiarolo 45,84
Torre Santa Susanna 44,54
Villa Castelli 39,62

Totale 42,10%

RISULTATI
Brindisi, SI: 23,53% NO: 76,47
Carovigno, SI: 24,47% NO: 75,53
Ceglie Messapica, SI: 33,78% NO: 66,22
Cellino San Marco, SI: 20,38% NO: 79,62
Cisternino, SI: 22,79% NO: 77,21
Erchie, SI: 23,77% NO: 76,23
Fasano, SI: 31,89% NO: 68,11
Francavilla Fontana, SI: 29,49% NO: 70,51
Latiano, SI: 20,10% NO: 79,90
Mesagne, SI: 23,68% NO: 76,32
Oria, SI: 31,05% NO: 68,95
Ostuni, SI: 28,91% NO: 71,09
Sandonaci, SI: 19,21% NO: 80,79
San Michele Salentino, SI: 27,16% NO: 72,84
San Pancrazio Salentino, SI: 11,97% NO: 88,03
San Pietro Vernotico, SI: 26,28% NO: 73,72
San Vito dei Normanni, SI: 32,90% NO: 67,10
Torchiarolo, SI: 25,16% NO: 74,84
Torre Santa Susanna, SI: 25,91% NO: 74,09
Villa Castelli, SI: 21,89% NO: 78,11

Totale, SI: 26,02% NO: 73,98

26 giugno 2006

Referendum, è il trionfo del No


Lo scrutinio in diretta vince il "NO".
"Gli italiani fanno schifo e l'Italia fa schifo. Perché non vuole essere moderna e hanno vinto quelli che vogliono vivere alle spalle degli altri". Così l'eurodeputato del Carroccio, Francesco Speroni, commenta con il quotidiano online Affaritaliani.it la vittoria del 'no' al referendum costituzionale.
"Se vince il Sì al nord andiamo all'Onu, e se vince il No andremo in Svizzera, almeno lì c'è il federalismo". Lo ha detto Umberto Bossi, conversando con i cronisti all'entrata nel seggio elettorale di via Fabriano a Milano

24 giugno 2006

Un buon motivo per votare "NO"

"La legge sulla devolution è nata in una baita a Lorenzago, tra i monti del Cadore, 'tra polenta formaggi e costine di maiale'. Lo racconta il ministro leghista per le Riforme, Roberto Calderoli, che fa il resoconto delle riunioni che hanno portato alla proposta sul federalismo e sulle modifiche da apportare alla Costituzione. A dispetto della serietà del tema, ricorda l'esponente del Carroccio, la 'stesura del testo si svolse in un clima rilassato'. E soprattutto, in un contesto spartano: un rifugio in montagna senza elettricità: 'quando calava il sole usavamo le lampade a carburo', sorride Calderoli. In quel giugno del 2003, con Giulio Tremonti e Umberto Bossi, c'erano i saggi indicati dalla maggioranza: Domenico Nania (An), Andrea Pastore (Fi) e Francesco D'Onofrio (Udc), oltre al sottosegretario Aldo Brancher (FI). E proprio quest'ultimo era incaricato di preparare da mangiare: 'Si metteva ai fornelli a fare la polenta in grossi recipienti di rame. Quando era pronta la portava in tavola con costine di maiale e formaggi. Così il clima si scaldava - ricorda Calderoli -, il vino scorreva e anche le divergenze tra di noi venivano superate facilmente. Quelle giornate hanno aperto la strada all'accordo all'interno della maggioranza che sembrava difficile da raggiungere" (Adnkronos, 2005).

23 giugno 2006

BRUCIATI A MESAGNE (BR) DIECI ETTARI DI GRANO CONFISCATI ALLA SACRA CORONA UNITA

Roma, 23 giugno 2006 – Sono passati soltanto undici giorni dall’incendio avvenuto a Torchiarolo (BR) e ieri pomeriggio nuove fiamme di matrice dolosa hanno rovinato dieci ettari coltivati a grano a Mesagne, l’altro comune del brindisino impegnato con Libera, enti locali, Prefettura e Forze dell’Ordine nel riscatto delle terre un tempo in mano alla Sacra Corona Unita. Se a Torchiarolo ad andare in fumo erano stati quattro ettari di vigneti, a Mesagne sono stati bruciati circa dieci ettari di grano pronto per essere mietuto il prossimo 3 luglio in quella che doveva essere – ma a maggior ragione continuerà ad essere – una festa per i cittadini e i territori coinvolti. Questi due episodi sono solo gli ultimi in ordine di tempo di una lunga serie di atti violenti compiuti in altre regioni del nostro paese ai danni di altre esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie.
“Le fiamme non fermino il riscatto della legalità – ha dichiarato don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera – anche perché non si deve cedere alle intimidazioni di quanti credono con la violenza di seminare paura. A Mesagne invece è stata seminata la speranza e il raccolto non potrà che essere fruttuoso, tanto o poco che sia, non importa. Ciò che conta è che il processo di ripristino della legge e di partecipazione civile che è stato avviato possa proseguire”.

Libera aveva in occasione dell’attentato di Torchiarolo manifestato ringraziamento alle istituzioni per l’impegno e invitato i cittadini a non sottovalutare i segnali di una criminalità messa alle corde dal lavoro di magistratura e forze dell’ordine.
Il rapporto con il territorio nel nome della condivisione, l’assunzione di responsabilità da parte di tutti, la creazione di cooperative di giovani che riutilizzino i beni confiscati alla SCU, il collegamento con la rete nazionale “Libera Terra”, che in questi ultimi mesi ha visto unirsi oltre cinquanta sigle di realtà di grande valore, impegnate nel settore del commercio responsabile e di qualità e del consumo critico: questi i prossimi passaggi che Libera intende sviluppare per rispondere nel migliore dei modi alle violenze e alle intimidazioni di chi agisce nell’ombra per togliere futuro ai territori brindisini tornati ad essere – ha concluso Don Ciotti – “terra libera, perché questi beni non sono di “cosa nostra” ma sono di tutti”.

Ciampi: "Una riforma fuori dalle regole

22 giugno 2006

ULTIMO APPELLO di Valentina Paciullo

Siamo agli sgoccioli di un appuntamento di fondamentale valore per il popolo italiano. Fino ad un mese fa non temevo quest’evento in modo particolare, ma visti gli ultimi trascorsi non so più che aspettarmi.
Non vorrei cadere nell’accademismo, ma per esporre il mio pensiero su tale argomento, preferisco usare parole ben più convincenti delle mie:
Art. 5 della Costituzione della Repubblica italiana: " La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell' autonomia e del decentramento.".

A mio modesto parere questo articolo è quello da cui maggiormente si evince il nostro essere una RES-PUBBLICA nel più stretto senso che le si possa attribuire, una RES-PUBBLICA in cui lo Stato deve svolgere la sua funzione integrativa nella maniera più esauriente e al tempo stesso più marginale possibile, ed in cui il popolo rimane UNO e SOVRANO pur nella libertà lasciata alle diverse parti.
Io penso che le modifiche apportate nel 2001 al titolo V della nostra Costituzione, abbiano spianato per l'intero paese un fertile terreno nella direzione del decentramento richiamato dall’art. 5 precedentemente esposto, e che, al contrario di come alcuni pensano, tali modifiche non abbiano affatto intaccato la coerente unitarietà della Costituzione stessa. Certo quel pusillanime movimento è stato compiuto in maniera timida e indiscutibilmente poco chiara e ancor meno esaustiva.
Penso che ad oggi bisogni ripartire da quel punto, ma con lo stesso spirito Di quella Costituente che quasi 60 anni or sono ci fece quel meraviglioso regalo-simbolo di civiltà avanzata e compattamente sistematizzata. Bisogna che le diverse forze politiche si muovano nella stessa direzione, perché il bacino di consenso per una riforma così radicale deve essere del più ampio spessore possibile e deve prescindere gli interessi individualistici e di parte.
Penso che i tempi siano maturi per un cambiamento radicale che mobiliti tutte le forze in gioco (Stato, mercato e terzo settore) integrandole e facendole interagire in maniera opportuna.
Penso che si debba puntare di più a favorire un adeguato modello di welfare community e community care, partendo proprio dal nostro sud.
Penso che serva più attenzione ad un sud le cui regioni, oggi che l'Italia è ormai un paese di immigrazione, saggiano ancora il gusto amaro dell'emigrazione.
Penso, dunque, che la scellerata legge approvata dalla "vecchia" maggioranza non abbia giustificazione di sorta. Ecco, allora, che m’indispone tantissimo quando un italiano ed ancora di più un meridionale afferma che grazie alla devolution il meridione potrebbe risvegliarsi per orgoglio ferito. Non è forse vero che “pioverà sul bagnato” e continueremo a segnare di più le distanze nord-sud? Materie come la Sanità o l’Istruzione meritano una particolare attenzione statale soprattutto per quelle regioni che non dispongono di risorse sufficienti.
Forse sarò una sciocca, ma penso che come Cittadina italiana mi debba essere garantito il diritto di avere le stesse opportunità sull'intero territorio nazionale: oggi non è così, ma potrebbe mai esserlo con la Devolution?
Il governo, poi, così come organizzato dalla stessa Costituzione non penso abbia bisogno di essere modernizzato se non nel senso delle persone che lo compongono, e ancor più delle idee che lo guidano. Mi disgusta il ruolo di "princeps" che si vuole attribuire al presidente del consiglio dei ministri. Si formerà un disequilibrio dei poteri inopportuno e pericoloso!
Di una cosa sono certa: "La sovranità appartiene al popolo" (art. 1 co.2 Cost.) ed il popolo siamo noi ed abbiamo il potere per cambiare la realtà anche allo stato delle cose presenti.
La mia speranza è nel referendum ed in una conseguente azione pratica verso il cambiamento da parte di un governo più responsabile e capace.
Diamo un segnale di “Unità Sovrana”: votiamo NO!

Appello del Movimento "A Sinistra" per votare No al Referendum

Siamo di fronte al tentativo di introdurre nel nostro ordinamento una sorta di dittatura del Primo Ministro che favorirà politiche rivolte a consolidare i poteri forti ed a indebolire il ruolo e le tutele delle fasce sociali più deboli. Rivolgiamo perciò un appello a tutti i democratici perché il 25 e 26 giugno si rechino alle urne per votare no e bloccare così un progetto tendenzialmente eversivo: non c'è in gioco solo l'interesse generale del Paese ma c'è anche quello di ogni cittadino e di ogni lavoratore.

Appello del Movimento "A Sinistra" per votare No al Referendum


E' moralmente riprovevole e democraticamente scorretto quanto sta avvenendo in questi giorni che precedono il voto referendario sulla riforma costituzionale: le emittenti televisive controllate da Berlusconi contrabbandano per punto fondamentale della Riforma la riduzione del numero dei parlamentari, una disposizione che peraltro dovrebbe entrare in vigore non prima del 2016 e che comunque è meno rigorosa di quella proposta dal centrosinistra. Siamo di fronte ad una vera e propria informazione mistificante che non solo punta a nascondere la verità ma ad alterarla nei suoi caratteri essenziali in modo ingannevole. E ciò avviene mentre nessuna adeguata correzione viene operata dalle televisioni di Stato che anzi, in diversi casi, sembrano in qualche modo assecondare la citata campagna di disinformazione e mentre deboli ed inadeguate appaiono le reazioni di chi avrebbe il dovere di intervenire con determinazione ed efficacia.

Siamo di fronte a comportamenti gravi e pericolosi che danno la misura dell'involuzione e degli abusi che si potrebbero verificare se passasse una riforma che stravolge il volto della nostra democrazia e che punta a comprimere i diritti di ciascuno di noi. Affermiamo perciò che la riforma delle destre, se formalmente riguarda solo la seconda parte della Costituzione, in sostanza incide pesantemente sulla prima parte dello Statuto: progetto di società e metodi per realizzarlo, scelte e regole, dinamiche e garanzie, finalità e mezzi (con i secondi sempre in funzione dei primi e questi a quelli strettamente legati), costituiscono un tutto organico ed inscindibile sicché non è possibile sovvertire l'"ordinamento" della Repubblica senza produrre effetti devastanti sui principi e sui diritti enunciati nella prima parte dello Costituzione.

Dobbiamo chiarire ai cittadini che con la riforma berlusconiana si cambia la struttura del Parlamento rendendo farraginosa la produzione legislativa, si modifica la forma di governo rafforzando oltre ogni misura i poteri del Primo Ministro, si attribuisce al Premier il potere di promuovere l'attività dei ministri e di nominarli e revocarli a suo piacimento, viene eliminata la mozione di fiducia in occasione della presentazione del Primo Ministro alle Camere. Ed ancora: si attribuisce di fatto al Premier il potere esclusivo di scioglimento anticipato della Camera dei Deputati provocando le elezioni, si depotenzia fino a renderlo simbolico il ruolo del Presidente della Repubblica e si frantumano con la devolution i sistemi sanitario e scolastico provocando una differenziazione dei servizi e delle prestazioni fra le diverse Regioni e penalizzando così le Regioni più deboli.

Siamo perciò di fronte al tentativo di introdurre nel nostro ordinamento una sorta di dittatura del Primo Ministro che favorirà politiche rivolte a consolidare i poteri forti ed a indebolire il ruolo e le tutele delle fasce sociali più deboli. Rivolgiamo perciò un appello a tutti i democratici perché il 25 e 26 giugno si rechino alle urne per votare no e bloccare così un progetto tendenzialmente eversivo: non c'è in gioco solo l'interesse generale del Paese ma c'è anche quello di ogni cittadino e di ogni lavoratore.

Brindisi, 21 giugno 2006

Nino CALCAGNO - Giancarlo CANUTO - Michele DI SCHIENA - Antonio GRECO - Pompeo MOLFETTA - Salvatore LEZZI - Paola PIZZI - Maurizio PORTALURI - Fortunato SCONOSCIUTO - Graziano SANTORO - Tony SUMMA

21 giugno 2006

Cerchiamo di colmare il vuoto


Giovedi ore 20 a Viale lilla, volantinaggio e pubblico incontro con i cittadini, per spiegare le ragioni del No al Referendum Costituzionale. Venerdi Idem PARTECIPATE NUMEROSI

19 giugno 2006

Sondaggio "La Campagna Referendaria a Francavilla"


Sondaggio proposto da un visitatore all'indirizzo mail demofrancavilla@libero.it, in aperta polemica per la scarsa campagna pubblicitaria. Lo spazio è aperto i commenti sono liberi.

16 giugno 2006

UN DOVERE ANCHE CRISTIANO LA DIFESA DELLA COSTITUZIONE di MICHELE DI SCHIENA

Gli uomini sono titolari di diritti fondamentali ed ogni discriminazione in ragione del sesso, del colore, della condizione sociale, della lingua e della religione deve essere superata ed eliminata. Ne discende che, benché tra gli uomini vi siano giuste diversità, la uguale dignità delle persone richiede che si giunga ad una condizione più umana e giusta. Occorre perciò superare ogni concezione individualistica dei rapporti della vita sociale ed è necessario che i cittadini divengano tutti partecipi della gestione della cosa pubblica in un clima di vera libertà. In forza della vera e superiore concezione della pace va condannata l’inumanità della guerra e promossa l’azione internazionale per prevenirla ed evitarla. La comunità politica deve esistere in funzione del bene comune nel quale essa trova significato e piena giustificazione e dal quale ricava il diritto di provvedere a se stessa ed al suo ordinamento. I partiti devono promuovere ciò che, a loro parere, è richiesto dal bene comune senza anteporre il loro interesse a tale bene. L’esercizio dell’attività politica in tutte le sue forme deve poi svolgersi per il conseguimento del bene comune.
Ed ancora, il lavoro è di valore superiore agli altri elementi della vita economica perché procede immediatamente dalla persona la quale imprime nella natura quasi il suo sigillo. Di qui discende il diritto di lavorare nonché il dovere della società di favorire l’occupazione e di fare in modo che il lavoro sia remunerato in modo da garantire i mezzi sufficienti per permettere al singolo ed alla sua famiglia una vita dignitosa. Lo sviluppo economico deve poi rimanere sotto il controllo dell’uomo e non si deve abbandonare all’arbitrio di pochi uomini o gruppi che abbiano in mano un eccessivo potere economico, né della sola comunità politica, né di alcune più potenti nazioni. Per il principio della destinazione universale dei beni della Terra, è necessario favorire l’accesso di tutti individualmente o in gruppo ad un certo potere sui beni esterni. La legittimità della proprietà privata non è in contrasto con quella delle varie forme delle pubbliche proprietà e la stessa proprietà privata nonché l’iniziativa e la proprietà economica dei privati devono essere orientate e coordinate verso la necessaria funzione sociale.

Ma da dove provengono questi illuminati ed illuminanti principi che sembrano aver ispirato, per il loro contenuto e persino per alcune affinità terminologiche ma con una visione ed uno stile appropriati ad un messaggio universale, le intuizioni e le indicazioni della nostra Costituzione? Sono in sostanza tratti, questi messaggi, dalla Costituzione pastorale “Gaudium et Spes” (“La Chiesa nel mondo contemporaneo”) del Concilio Vaticano II che, successivo di diversi anni allo Statuto del ’48, sembra dargli “a posteriori” un “supplemento d’anima” collegando i valori umani, sociali e politici in esso contenuti alle grandi e profetiche sensibilità cristiane che avevano trovato nell’Assemblea Costituente significative ed autorevoli espressioni.

Col pensiero rivolto alle parole del Concilio ricordiamo allora che la nostra Costituzione fonda sul lavoro la Repubblica, riconosce (non costituisce) e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, afferma il principio della pari dignità sociale e dell’uguaglianza senza discriminazione di sorta con l’impegno a rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono lo sviluppo della persona umana e la partecipazione dei lavoratori alla vita del Paese nelle sue diverse articolazioni, sancisce il diritto al lavoro di tutti i cittadini e promuove le condizioni che lo rendano effettivo, ripudia la guerra e qualsiasi politica di dominio affermando il primato del diritto internazionale. Ed inoltre, tutela la salute come diritto “fondamentale” dell’individuo e interesse della collettività, attribuisce nel campo dell’istruzione un ruolo centrale alle scuole statali, disegna un sistema tributario informato a criteri di progressività, concepisce i partiti come associazioni che con metodo democratico devono concorrere a determinare la politica nazionale, prescrive che la proprietà può essere pubblica o privata e che quest’ultima deve avere funzione sociale ed essere accessibile a tutti, stabilisce che l’iniziativa economica, pubblica e privata, deve essere indirizzata e coordinata a fini sociali, afferma che i cittadini cui sono affidate le funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore. Questa Costituzione rischia oggi di essere stracciata da chi, stravolgendone formalmente solo la seconda parte con l’introduzione di una sorta di dittatura del Primo Ministro (“premierato assoluto” o “principato elettivo”), ne altera in sostanza anche la prima, quella cioè dedicata ai valori ed ai diritti. E questo perché la seconda parte dello Statuto completa e garantisce la prima e ne è coerente ed indispensabile strumento operativo. «Se la Costituzione è di tutti – si legge in un appello di 41 riviste di ispirazione cristiana - i cristiani hanno delle particolari ragioni per rivendicarne i contenuti e difenderla. Non solo perché vi concorsero nel sacrificio che la precedette e nella elaborazione che ne fissò i principi e le norme nell’Assemblea Costituente, ma perché il patrimonio che vi è rappresentato evoca i più alti valori della vita cristiana: dal fondamento del lavoro su cui è stabilita la Repubblica alla centralità della parola che si esprime nel Parlamento, dal primato della pace alla conversione dei poteri in “funzioni” e servizi per il bene comune, dalla pacificazione con la Chiesa cattolica alla laicità e alla libertà religiosa».

Brindisi, 14 giugno 2006

Michele DI SCHIENA

Manda una e-mail a demofrancavilla@libero.it

Non mi piace l'idea di personalizzare il sito, per questo chiedo a voi scriverci. Potete consigliarci un sondaggio, inviarci un'articolo, vedrete che tutto sarà pubblicato senza nessun tipo di censura. L'indirizzo per scriverci è demofrancavilla@libero.it.

15 giugno 2006

Prime grane per Marinotti


Se entro la fine del mese in corso il comune non corrisponderà 125 mila euro alla Multiservizi, come dispone una sentenza esecutiva del tribunale, la somma potrebbe essere pignorata direttamente dalla tesoreria comunale. Fonte Senza Colonne

Non aveva tutti i torti, chi dal palco parlava di un possibile dissesto finanziario.
Queste sono delle domande fatte da Mario Filomeno ad un anonimo. Credo che sia interessante, fare queste domande al Sindaco Marinotti in Consiglio Comunale.
1)E' vero o non è vero che la Multiservizi,notoriamente indebitata e sull'orlo del dissesto finanziario, ha proceduto nel periodo preelettorale ad alcune assunzioni?
2)E' vero o non è vero che tali assunzioni,gestite alla chetichella, saranno poste a carico della collettività e cioè del Comune di Francavilla,socio di maggioranza (o forse unico Ente erogatore di risorse stante la totale assenza gestionale dei soci privati),pure esso in stato di dissesto evitato al momento solo per alcuni artifizi contabili( vd. ad esempio contenzioso Società appaltatrice servizi rifiuti)?


Vota la tua squadra

Immaginatevi, come fa Nando Dalla Chiesa nell'articolo pubblicato su L'Unità, i costituenti come una squadra di calcio, di cui allo stadio gli altoparlanti leggono la formazione.
La squadra del 1948: De Gasperi, Moro, La Pira, Dossetti, Lazzati, Croce, Einaudi, Valiani, Calamandrei, Parri, Nitti, Saragat, Pertini, Nenni, Togliatti, Amendola, Terracini.
La squadra del 2005: Berlusconi, Previti, Dell’Utri, Tremonti, Berruti, Bondi, Schifani, Sgarbi, Bossi, Borghezio, Calderoni, Castelli, La Russa, Fini, Nania.
Buona parte dei nomi della prima squadra sono nelle enciclopedie, non solo in quelle italiane.
Buona parte dei nomi della seconda sono negli elenchi degli indagati, dei patteggiati, dei condannati. Adesso tocca a voi, Vota la tua squadra e ricordati di andare a votare.

Fonti
http://www.unita.it/index.asp??SEZIONE_COD=&TOPIC_ID=41664

14 giugno 2006

Lettera Al responsabile del sito

Al responsabile del sito “ wwwDemocraticiFrancavilla.Blogspot.com”
Per conoscenza ai sigg. Segretari dei Partiti e Movimenti del centro-sinistra
“ nati non fummo per batter la destra ma per farci del male tra di noi”
Ho avuto occasione di visionare il sito ed il sondaggio avviato per valutare e sostituire i due assessori provinciali.
Mi pare davvero tutto strano, molto strano, se non sospetto, ma prima di esprimere alcune considerazioni mi viene spontaneo chiedere al responsabile in base a quali elementi di conoscenza si chiede una valutazione.
Non crede il giovane giustizialista che qualche domanda vada anche posta a lui e a quanti, in perfetto anonimato, si divertono a fare il tiro al piccione? Non le pare che di democrazia ci sia molto poco e molto di scorretto se non immorale visto che il tutto si svolge alle spalle?
E comunque, credo che per la par condicio e per un senso di giustizia vada pubblicata anche questa nota.

Ed allora il giovane censore dovrà rispondere almeno ad alcune domande per poi esprimere un giudizio; mi permetto descrivere qui di seguito alcune riflessioni utili alla valutazione e dopo si potrà avviare il sondaggio:

1- ritiene il sondaggio in siffatto modo utile all’immagine della coalizione?
2- È a conoscenza della delegittimazione operata ai danni dei due assessori provinciali?
3- Quando mai i partiti della coalizione hanno dato opportunità ai due assessori di relazionare e rendicontare sull’attività svolta?
4- E’ a conoscenza del lavoro di oscuramento fatto ai danni dei due assessori?
5- Quando mai è stata data visibilità ai due assessori?
6- Quando i due assessori si sono rifiutati di rendicontare e di collaborare?
7- Sono noti i provvedimenti ideati e adottati dai due assessori per lo sviluppo di Francavilla e del territorio?
8- Il gestore del sito ed i cittadini che si esprimono conoscono le gestione della Provincia prima e dopo la Giunta Errico?
9- E’ mai stato visto il bilancio, i 12 regolamenti adottati a disciplina dei tanti servizi, il lavoro di sanatoria e moralizzazione dell’ente con i vari tagli di sprechi?
10- E’ conosciuto il piano triennale delle opere pubbliche in cui compaiono numerose opere di edilizia scolastica e viabilità per Francavilla?
11- Hanno mai sentito parlare di opere nell’ambito del Grande salento?
12- Hanno una visione dell’operato prima di esprimere un giudizio?

Potrei continuare così per molto ancora… come si può esprimere un giudizio se non si è mai avuto nemmeno un incontro della coalizione con i due assessori? Come si può esprimere un giudizio se è stato impedito ai due assessori di vivere e operare in armonia con i partiti?

Caro responsabile del sito, non ti pare affrettato questo sondaggio? Non ti pare scorretto?
Ebbene, se sei stato usato abbi uno scatto di dignità e riordina le idee, se lo hai fatto in buona fede allora chiedi almeno scusa e ripartiamo insieme per il bene della coalizione.

Gaetano Roma

Incendio nel vigneto ,Don Ciotti: "No alle intimidazioni. Avanti col progetto"


Nella notte tra domenica e lunedì un incendio di chiara matrice dolosa ha distrutto un vigneto di 4 ettari esteso in agro di Torchiarolo, nei pressi della zona archeologica di Valesio al confine con San Pietro Vernotico. Il terreno in questione è stato confiscato negli anni scorsi a Tonino Screti, uno dei capi storici della Sacra Corona Unita ed era stato affidato all’associazione Libera, fondata da don Luigi Ciotti. Con queste parole Don Luigi Ciotti, presidente di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” ha commentato la notizia dell’incendio,“Inquietudine per quanto avvenuto ma anche determinazione nel continuare sul percorso tracciato a Torchiarolo per dare dignità e lavoro alla cooperativa di giovani che con gli enti locali della zona stiamo promuovendo per sottrarre alle mafie il maltolto”.

In attesa dei riscontri necessari e osservando il doveroso riserbo per il lavoro delle forze dell’ordine e ringraziando l’impegno delle istituzioni, la presidenza di Libera intende rimarcare la pericolosità insita nel sottovalutare questi e altri episodi che, nel resto del Paese, hanno l’obiettivo di indebolire la legge sulla confisca dei beni ai mafiosi.
I tentativi di intimidazione, qualora fosse accertata la loro natura, non hanno fermato in passato né fermeranno la scelta, l’impegno, la determinazione di Libera e delle persone coinvolte a vario titolo nell’opera di restituzione alla collettività di quanto le mafie hanno sottratto con la violenza e la minaccia.
“Proprio perché i tempi sembrano più difficili – ha commentato infine Don Ciotti – occorre moltiplicare le ragioni della speranza, la determinazione dell’impegno, la costanza della denuncia, la responsabilità della proposta e del progetto”.
A Torchiarolo la cooperativa che gestirà i beni confiscati alle mafie locali nascerà da bando pubblico, così come si è verificato in Sicilia e Calabria, al fine di garantire maggiore trasparenza e partecipazione della comunità locale. È questo il cammino tracciato da Libera e lungo questo percorso non vi saranno tentativi di intimidazione che potranno sortire alcun effetto.

COMUNICATO STAMPA ASSOCIAZIONE "LIBERA"

12 giugno 2006

Vota No


Il referendum del 25-26 giugno è una decisiva occasione per azzerare una riforma che investe parti essenziali della Costituzione repubblicana. Il nostro proposito, dichiarato due anni fa, è stato: aggiornare, non demolire la nostra Carta costituzionale: ma le riforme coerenti con i principi fondamentali della Costituzione possono realizzarsi solo se viene cancellata questa pessima controriforma.

Il testo sottoposto a referendum, indicato con l'improprio nome di "devolution":

a) ferisce l'unità nazionale attribuendo alle Regioni la competenza esclusiva in materie che riguardano i livelli essenziali delle prestazioni per i diritti alla salute ed alla istruzione. Oltre ai costi mai precisati di questa operazione, che sarebbero comunque molto alti, è chiaro che soluzioni dissociative di questa natura si risolverebbero in un ulteriore depotenziamento delle Regioni finanziariamente più deboli, rendendo vano ogni sforzo di perequazione nell'ambito del federalismo fiscale. In più, il sistema sanitario tenderebbe a differenziarsi per il diverso rapporto tra sanità pubblica e sanità privata. Bisogna poi tener conto dei pesanti effetti di differenziazione derivanti dalla attribuzione del carattere esclusivo alle competenze regionali nelle altre materie non espressamente riservate alla legislazione dello Stato (agricoltura, industria e turismo, tra le altre): in queste materie potrebbe diventare impossibile la determinazione di principi generali unitari e di qualunque politica nazionale;

b) concentra nel Primo ministro poteri che rendono del tutto squilibrata in senso autoritario la forma di governo dell'Italia, isolandola dagli Stati liberal-democratici. La blindatura del vertice del governo è praticamente assoluta, perché la sua sostituzione con un altro Primo ministro appartenente alla stessa maggioranza (che eviterebbe lo scioglimento della Camera), è resa impossibile dall'altissimo quorum richiesto. Il Presidente della Repubblica perde il potere di scioglimento della Camera, che passa integralmente al Primo ministro: la Camera dei deputati è degradata ad una condizione di mortificante inferiorità: o si conforma alla richiesta di approvazione di un testo legislativo su cui il Premier ha posto la questione di fiducia o, se dissente, provoca lo scioglimento dell'Assemblea e il ritorno di fronte agli elettori. La finalità "antiribaltone" non giustifica queste scelte estreme, perché la stabilità del governo dipende soprattutto dal "fatto maggioritario", realizzabile anche con l'attribuzione di un premio di maggioranza, come è già avvenuto nelle XIV e XV legislature;

c) Il superamento del bicameralismo paritario (escludendo il Senato dal rapporto di fiducia) non è giustificato dalla creazione di un vero Senato federale rappresentativo degli enti e delle comunità territoriali. La riduzione del numero dei parlamentari è un espediente puramente demagogico perché essa è operativa solo dal 2016 quando i capi e capetti di oggi saranno sperabilmente in pensione;

d) La distribuzione delle attribuzioni legislative tra Camera e Senato in base alle diversità delle materie (quelle di competenza esclusive dello Stato, le altre di competenza concorrente con le Regioni) rende del tutto incerto l'esercizio del potere di legiferare, anche perché il Primo ministro può spostare dal Senato alla Camera la deliberazione in via definitiva sui testi ritenuti fondamentali per l'attuazione del programma di governo;

e) da ultimo, ma non per ultimo, il testo sottoposto a referendum viola l'art. 138 della Costituzione, che non prefigura "riforme totali" della Carta, e viola i diritti degli elettori, radicati negli artt. 1 e 48 Cost., elettori che con un solo "si" o "no" vengono costretti a prendere contemporaneamente posizione sulle modifiche delle funzioni del Presidente del Consiglio, delle funzioni del Presidente della Repubblica, del procedimento legislativo, della composizione e delle funzioni di Camera e Senato, delle competenze legislative regionali, della composizione della Corte costituzionale, del giudizio di legittimità costituzionale in via diretta e del procedimento di revisione costituzionale.
Se vincesse il sì diventerebbe impossibile per molto tempo cambiare un testo approvato dal popolo; mentre se vince il no, c'è solo il rifiuto di "quella" riforma (votata nella passata legislatura) restando aperta la strada per emendamenti migliorativi puntuali coerenti con i principi ed equilibri fondamentali dell'impianto costituzionale: emendamenti da approvare a maggioranza qualificata, in forza della auspicata riforma dell'art. 138 della Costituzione, volta a mettere fine una volta per tutte all'epoca delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza.

11 giugno 2006

Un anonimo ha detto...

La storia non cambia.
Ci sono due razze di francavillesi, i pochissimi che vivono con traguardi ideali e pensano con la propria testa e la gran parte che ha votato alle comunali il Centro-destra. Sono loro, gli "anonimi" che si nascondono dietro la propria sciacallante nullità ma che, appena possono, salgono sul carro del vincitore arraffando e sbraitando. Questi ultimi, con le sottospecie tra chi ha messo in tasca €20,00 e chi un posticino in un supermercato per qualche mese, non si sforzano minimamente di pensare perché dimostrano loro malgrado solo ipocrita vigliaccheria. Sono gli stessi che dichiarano di non sopportare l'arroganza, l'affarismo e il potere del "gatto e la volpe" e poi li votano e li adulano subdolamente. Sperano di ottenere quello che per meriti o onestà difficilmente avrebbero.
Le scorciatoie fanno gola ai più mentre la gente onesta continua a piangere della propria onestà. Ha nuovamente vinto la classe politica che, assieme ai francavillesi capaci di votarla, ha distrutto la città. La storia non cambia perché i francavillesi non vogliono sforzarsi di cambiare.E allora l'inedia politica e la morte culturale precipiti su di loro con tutto il peso dell'ingiustizia, della prevaricazione e dell'illegalità. Ma un giorno, quando il polverone delle macerie di questa città morta si dileguerà, se qualche pensante non ancora emigrato avrà ancora la forza di indignarsi e di rimboccarsi le maniche, forse allora si potrà ricostruire dalle ceneri.
Da anonimo anch'io (e almeno lo ammetto) dichiaro: riposa in pace, Francavilla, e che un miracolo ci liberi e salvi al più presto.

10 giugno 2006

Repubblica e Costituzione alla vigilia del Referendum:

Giovedì 15 giugno 2006 ore 18,30 Chiostro dei Celestini - Palazzo di Città - Mesagne
Incontro - Dibattito
Repubblica e Costituzione alla vigilia del Referendum: le ragioni del nostro NO
Intervengono:
Valentino PARLATO "il Manifesto" - Roma
Michele DI SCHIENA magistrato
Piero MANNI consigliere reg.le PRC
Fortunato SCONOSCIUTO docente di Storia
coordina il dibattito: Giancarlo CANUTO coordinatore prov.le A Sinistra

09 giugno 2006

Lettera aperta Al Governo

Contro le scelte degli Enti locali e della Regione Puglia, contro gli orientamenti delle forze politiche locali di centrosinistra e di centrodestra, contro le pubbliche prese di posizione di qualificati esponenti nazionali dell'Unione (tra i quali l'on.le Massimo D'Alema durante un suo recente comizio elettorale a Brindisi) e contro la volontà espressa dalle nostre popolazioni con numerose iniziative e massicce manifestazioni popolari, la LNG sta ostentatamente proseguendo i lavori preparatori per la costruzione del rigassificatore nel nostro porto. E lo sta facendo promuovendo anche campagne persuasive che non convincono alcuno ma che offendono i cittadini in quanto rivelano, per gli argomenti ed i metodi usati, una precisa volontà di dominio e la più netta chiusura alle ragioni della democrazia ed anche del comune buon senso. La società costruttrice inoltre sta proponendo strumentali aperture di dialogo che puntano ancora una volta a creare confusione ed a ritardare i tempi delle decisioni politiche e dei conseguenti provvedimenti governativi più volte richiesti per mettere fine alla tortuosa e preoccupante vicenda. Si tratta di fittizie aperture di dialogo che in sostanza non modificano la posizione della LNG e che devono perciò essere fermamente respinte fino a quando la società non si dichiarerà pronta a fare una preventiva e formale rinuncia al progetto con la immediata sospensione dei lavori di costruzione. Il passato Governo non ha mosso un dito per riparare all'errore commesso col rilascio dell'autorizzazione alla costruzione dell'impianto, supportata purtroppo dai nullaosta irregolarmente concessi dalle Amministrazioni locali dell'epoca il cui mandato si è poi concluso con un vero e proprio naufragio politico, con un significativo voto popolare di netta discontinuità rispetto al passato nelle ultime elezioni amministrative e con l'apertura di numerose inchieste giudiziarie i cui esiti sono ancora al vaglio della magistratura. Il nuovo Governo, espresso da una coalizione che si è ripetutamente impegnata a non imporre progetti di opere invasive calpestando la volontà delle popolazioni e delle istituzioni interessate, deve subito prendere coscienza della paradossale e gravissima situazione brindisina e della protesta di un popolo che, gravato da insopportabili attacchi ambientali, vuole percorrere con le istituzioni locali la via di un nuovo modello di sviluppo economico. Chiediamo perciò che il Ministro delle Attività Produttive, attivando le prescritte procedure di autotutela, proceda rapidamente all'annullamento del provvedimento autorizzativo per motivi di legittimità (vizi procedimentali) o, eventualmente in via subordinata, alla revoca del provvedimento medesimo per motivi di merito (nuova valutazione dell'interesse pubblico originario) rispettivamente ai sensi dell'art. 21/nonies e dell'art. 21/quinquies della Legge 7 agosto 1990 n. 241 come introdotti dalla Legge 11/02/2005 n. 15. Chiediamo intanto al Sindaco di Brindisi Domenico Mennitti, al Presidente della Provincia Michele Errico ed al Presidente della regione Puglia Nichi Vendola che compiano subito i necessari passi politico-amministrativi per restituire dignità e futuro al nostro territorio. Non c'è tempo da perdere perché i cittadini hanno il diritto di sapere se gli impegni per un nuovo sviluppo economico, che verrebbe irrimediabilmente impedito dalla realizzazione del rigassificatore, sono una cosa seria e se, per Brindisi, il Governo Prodi è davvero un nuovo Governo.
Brindisi, 8 giugno 2006

Italia Nostra, Legambiente, WWF, Coldiretti-TerraNostra, Fondazione "Dott. Antonio Di Giulio", Fondazione "Franco Rubino", Cobas, LAV, A.I.C.S., ARCI, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Comitato per la Tutela dell'Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato spontaneo cittadino "Mo' Basta!", Comitato Porta d'Oriente, Rete Lilliput, Laboratorio Migranti.