06 dicembre 2006

A tutto gas di Emilio Gianicolo

L’espressione “a tutto gas”, sottintendendo concetti come accelerazione e velocità, ben descrive la forza e l’impeto che grandi gruppi energetici nazionali ed internazionali imprimono all’approvvigionamento di gas e alla costruzione di rigassificatori. Quando si parla di grandi impianti, soprattutto se particolarmente nocivi alla salute umana o lontani anni luce dalle vocazioni locali, la Puglia – la storia lo insegna - non sta a guardare. Infatti, noi pugliesi - da vero popolo generoso e prevalendo in noi quello che nel Piano Energetico Ambientale Regionale viene definito “spirito di solidarietà” - produciamo energia in misura superiore a quanto noi stessi consumiamo. Basterebbe questo scarto, notevole, tra quanto ci occorre e quanto produciamo per far desistere i governanti dal concedere licenze per la costruzione di nuovi impianti.

Ma proviamo ad andare oltre. Proviamo a chiederci a chi realmente giova un impianto di rigassificazione. Non si costruiscono i rigassificatori per soddisfare la domanda interna. Per questa sono sufficienti i gasdotti attuali e quelli che verranno (Galsi e Igi, quest’ultimo interesserà, ovviamente, la Puglia). I rigassificatori servono per far diventare l’Italia un “hub” ossia un centro di raccolta di gas dai paesi produttori e vendita verso il nord Europa. L’autore di questa affermazione non è un valligiano noglobal né un pescatore dell’adriatico o dello Ionio affetto irrimediabilmente da sindrome nimby ma è Quadrini, Amministratore Delegato di Edison, azienda che sta costruendo il rigassificatore di Rovigo (Fonte “Il Giornale” del 1 settembre 2006).

Queste strategie non hanno un costo nullo, in termini ambientali e di tutela delle popolazioni, né per i nostri territori né per i territori da cui il gas viene estratto. Da anni, per esempio, in Nigeria, le popolazioni del delta del fiume Niger sono in lotta contro le multinazionali del petrolio e del gas (tra cui l’ENI). Le deflagrazioni che spesso si verificano durante l’estrazione di gas, infatti, hanno prodotto e producono tuttora un forte inquinamento del fiume. Pochi anni fa, per aver protestato contro questo scempio, nove attivisti ecologisti (tra cui lo scrittore Ken Saro-Wiwa) furono impiccati, al termine di un processo farsa.

In Puglia, i consumi energetici privati sono aumentati dal 1990 al 2004 di circa il 30% (Fonte PEAR). È, invece, stabile nel tempo il consumo di energia nel settore industriale. E allora, cosa si può fare per mettere a freno questa domanda crescente di energia? Si ritiene di aver fatto già abbastanza per contenere il fabbisogno energetico degli edifici? Si è fatto abbastanza per far rispettare il DPR 412/93 che imponeva di ricorrere, per gli edifici pubblici, alle fonti rinnovabili?
Evidentemente, la risposta a entrambe le questioni è NO!

È strategico, allora, favorire quegli investimenti che incentivano l’auto-produzione di energia piuttosto che la costruzione di mega-impianti il cui fine primario è il profitto di pochi.
Parlando di strategie, il discorso non può che allargarsi e coinvolgere altri aspetti tra cui ovviamente quello più strettamente pedagogico legato, cioè, all’educazione verso stili di vita compatibili con la scarsità di risorse. Educazione e cultura dell’ambiente che certamente contribuiscono a non accettare supinamente e acriticamente decisioni ma a coltivare dubbi (dubito ergo sum), tra questi il nostro: ma è proprio necessario correre “a tutto gas”?

Emilio Gianicolo
Medicina Democratica

Stefano De Guido
Laboratorio per i diritti dei migranti

2 commenti:

Anonimo ha detto...

“L’ARPA ha comunicato a Regione, Provincia e Ministero dell’Ambiente i dati riscontrati nelle attività di controllo delle acque di falda nelle aree a terra adiacenti le opere di colmata in corso di realizzazione da parte della Brindisi Lng”. Lo annuncia l’assessore all’Ecologia, Michele Losappio. "Essi si riferiscono a sei campioni prelevati nelle aree sia della Società Polimeri Europa che della Brindisi Lng e finalizzati rispettivamente alla messa in sicurezza della falda ed alla validazione delle analisi in contraddittorio. Ebbene tali dati dichiarano in diversa misura il superamento dei valori limiti accettabili (come indicato dal DM 471/99 e coincidenti con quelli del D.lgs. 152/06) per metalli pesanti ed altro come arsenico, Boro, manganese, triclorometano, bromodiclorometano monoclorobenzene, nichel, tetracloroetilene, benzene. Il superamento non concerne contemporaneamente tutti i fattori inquinanti ma è assolutamente significativo dello stato delle acque sotterranee. Inoltre l’ARPA rileva come la Brindisi Lng non abbia ancora prodotto i risultati di propria competenza ai fini del contraddittorio per la validazione del piano di caratterizzazione dell’area. In conclusione i dati ARPA annunciano la necessità di una bonifica del sito come condizione propedeutica difficilmente evitabile nel processo di installazione del rigassificatore. Auspico che il Ministero dell’Ambiente intervenga tempestivamente convocando la conferenza dei servizi sulla caratterizzazione per trarne le dovute e conseguenti conclusioni”.

Anonimo ha detto...

Dopo i risultati delle analisi svolte in questi giorni , in cui risulta la falda inquinata da livelli eccessivi di……
Credo che adesso il Comune, la Provincia e la Regione possano chiedere la stop immediato dei lavori, perché continuare sarebbe del tutto fuorilegge .
Infatti il D.M. 471/99 stabilisce i criteri, le procedure e le modalità per la messa in sicurezza,
la bonifica e il ripristino ambientale dei siti contaminati ai sensi dell’art.17 del D. Lgs 22/97.
Un sito contaminato si considera tale se i terreni o le acque sotterranee contengono determinate
sostanze in eccesso rispetto ai limiti fissati per legge. Secondo il Decreto Ministeriale,
il responsabile dell’inquinamento di un sito, anche se causato involontariamente, è tenuto
a darne comunicazione al Comune, alla Provincia e alla Regione e agli organi di controllo
ambientale e sanitario (ARPA e USL) entro le 48 ore successive all’evento, secondo
quanto indicato nell’art. 7 del D.M. 471/99. Nell’eventualità in cui siano i soggetti e gli or-
gani pubblici ad accertare una situazione di inquinamento, ad esempio nel caso di un controllo
ambientale, ne danno comunicazione agli enti pubblici. Il Comune con propria ordinanza
diffida il responsabile dell’inquinamento ad adottare i necessari interventi di messa in
sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale ai sensi dell’art. 8 del Decreto.
L’art. 9 definisce, invece, i criteri da seguire per chi, di propria iniziativa, attiva le
procedure per gli interventi di messa in sicurezza d’emergenza, di bonifica e di ripristino
ambientale.
L’iter della bonifica, sia che preveda un intervento di bonifica e ripristino ambientale,
un intervento di bonifica con Misure di Sicurezza o una Messa in Sicurezza Permanente del
sito, deve essere articolato secondo tre livelli di successivi approfondimenti tecnici così
come definito nell’Allegato 4 del Decreto:
• Piano della caratterizzazione;
• Progetto Preliminare;
• Progetto Definitivo.
Al termine dell’iter progettuale e completati con successo i lavori che hanno bonificato il
sito, la Provincia emette la certificazione di “bonifica ultimata”. Solo allora e possibile continuare i lavori