29 marzo 2007

Morti Petrolchimico: venerdi nuova udienza

Venerdì 30 marzo si terrà, innanzi al PM del Tribunale di Brindisi, una nuova udienza in camera di consiglio del procedimento penale per gli omicidi e le lesioni colpose in danno di decine di lavoratori del petrolchimico di Brindisi esposti - sul posto di lavoro - al pvc cvm.
L'udienza è dedicata alla discussione di alcuni difensori degli indagati da reato che motiveranno nuovamente ed ulteriormente la loro opposizione all'archiviazione del procedimento chiesta dal pm per la presunta carenza di prova sul nesso di causalità tra l'esposizione al cancerogeno e l'insorgenza delle patologie tumorali contratte dai lavoratori.
Medicina Democratica è accanto alle tante vittime del Petrolchimico. Vogliamo qui ricordare i recenti risultati del Registro Tumori Ionico Salentino e in particolare gli eccessi - soprattutto nei maschi brindisini - di tumori del polmone e della vescica riconducibili, secondo il parere dei responsabili stessi del Registro, ad una origine ambientale e lavorativa.
Medicina Democratica, pertanto, esprime fiducia nella Magistratura e auspica che il procedimento non venga archiviato. Solo così si potrà restituire ai deceduti, non già la vita, ma la dignità di lavoratori troppo spesso calpestata in luoghi di lavoro che sono stati e, spesso lo sono ancora, lungi dall´essere salubri!

Medicina Democratica Brindisi

26 marzo 2007

Comunicato Stampa sul problema del particolato a Torchialoro


All’inizio di marzo l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente ARPA ha reso noto i risultati dei rilievi effettuati nella zona Sud di Brindisi evidenziando una crescita delle polveri sottili e definendo la situazione preoccupante. La centralina di Torchiarolo, comune di cinquemila abitanti a 4 Km a Sud della Centrale di 2640 MW totalmente alimentata a carbone , attivata il 9 marzo 2005, nel corso di quell’anno ha segnalato 55 superamenti dei limiti di inquinamento dell’aria da polveri sottili previste dalla legge contro i 35 ammessi in un anno, 44 dal 1° gennaio aL 23 maggio 2006. In un anno solare, dal 9 marzo 2005 all’ 8 marzo 2006 la centralina di Torchiarolo ha sconfinato 86 volte. Nello stesso periodo i valori di PM10 trovati nelle centraline situate a Brindisi e San Pietro sono stati al di sotto dei limiti prescritti dalla legge. Questi dati hanno preoccupato l’amministrazione provinciale che, con un comunicato del marzo 2006 si diceva intenzionata ad approfondire la problematica con l’apporto dell’Università di Lecce, del CNR e dell’ARPA attraverso il monitoraggio delle emissioni gassose a camino dai 4 siti industriali brindisini tra cui l’ENEL ed Edipower.

E’ noto che il particolato origina, per quanto riguarda le attività umane, dall’utilizzo dei combustibili fossili (riscaldamento domestico, centrali termoelettriche, ecc) oltre che alle emissioni di autoveicoli, causa quest’ultima improbabile a Torchiarolo per le dimensioni del paese e la mancanza di problemi di viabilità. Al particolato nell’aria concorrono poi sabbia, ceneri, polveri fuligine, fibre tessili naturali e ratificali, sali, elementi come il carbonio o il piombo ecc.
L’ENEL nei giorni successivi alla pubblicazione dei dati da parte dell’ARPA ha risposto che le reali sorgenti dell’inquinamento registrato a Torchiarolo sono di altra natura. Ed allo scopo a presentato i dati prodotti da una indagine che per conto della stesse ENEL ha condotto un istituto privato, il Centro Elettronico Sperimentale Italiano di Milano (CESI).

Sarebbe opportuno che l’ENEL mettesse a disposizione dei cittadini sul suo sito internet lo studio CESI, ancorché di parte, in modo da consentirne la lettura integrale a tutti gli interessati, soprattutto i cittadini di Torchiarolo.

Così come è necessario che la procedura di indagine che le autorità pubbliche, ARPA in testa, sicuramente condurranno sulla importante questione sia svolta dando alle popolazioni la massima possibilità di partecipazione evitando che si risolva il tutto in una pur necessario confronto tra tecnici.

Gino Stasi

Sezione di Brindisi

3291184097

curdino@libero.it

10 marzo 2007

Misteri della politica


E’ come se Cesare Previti chiedesse di approfondire le ragioni della corruzione in atti giudiziari. O, a preferenza, se Jessica Rizzo quelle della dilagante pornografia. O se il senatore Euprepio Curto chiedesse una “commissione d’indagine per fare il punto sulla situazione delle opere pubbliche realizzate e sugli appuntamenti mancati in merito alla zona industriale (SenzaColonne, 11 gennaio 2007). Come, in realtà, ha sorprendentemente fatto. Spiazzando soprattutto i soci, pardon, gli alleati della consorteria di Palazzo Imperiali. Ma come, dove è stato lui in tutti questi anni? O non è lo stesso senatore della Repubblica senza la cui volontà al Comune non si sposta neppure una fioriera? E non è sempre quello che, durante le campagne elettorali del 1995 e 1996, annunciò trionfante l’imminente consegna (il 15 settembre ’96, chiavi in mano) alla cittadinanza ed agli operatori commerciali del centro di carico intermodale? Insomma, non è lui che “pilota” l’amministrazione in regime di monarchia o, tutt’al più, di diarchia, con l’inseparabile codazzo di ascari e servitorelli vari? Come mai un potente del suo livello non s’è accorto di nulla? Nemmeno del degrado, sino alla quasi irrecuperabilità, -per dirne una – del medesimo centro intermodale?

Impunito, come dicono a Roma di soggetti così.. Impunito al punto da minacciare l’esplosione di “un caso politico all’interno della maggioranza” (ibidem) quando il vice sindaco Jurlaro si permette di suggerirgli di lasciar perdere in fatto di commissioni di inchiesta, dal momento che da una indagine, se correttamente condotta, uscirebbero con le ossa rotte tutti quanti. Lesa maestà.
Il caso del centro di carico intermodale e quello della zona industriale, l’altra grande incompiuta locale, non sono purtroppo i soli. Ben 49 opere pubbliche progettate e in parte avviate giacciono in attesa di essere portate a compimento. Chissà quando. Chissà come. Adesso s’è artificiosamente montata un’aspettativa grandiosa, per la soluzione delle opere, intorno alla figura del nuovo ingegnere capo del Comune. Come se fosse il deus ex machina in grado di sciogliere il nodo gordiano, più che trentennale, dei lavori pubblici nel nostro paese. Come se le tantissime “incompiute” fossero da addebitare ai tecnici del passato. Nel qual caso non si comprende perché non siano stati rimossi all’epoca.
Non sono i soli “incompiuti” il centro di carico e la zona Pip, si diceva. Non sono i soli ma certamente sono i più gravi. L’uno perché, oltre ad aver bruciato decine di miliardi di lire, ha affossato definitivamente ogni chance di decollo per la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli locali, su cui si regge una buona parte dell’economia francavillese: L’altra, la zona industriale, mezzo abortita com’è, ne ha strozzato significativamente lo sviluppo industriale e artigianale. Senza possibilità di acquistare suoli a prezzi accessibili, senza infrastrutture, senza regolamento attuativo, senza uno straccio di programmazione e di indirizzo, insomma quasi senza niente chi si sogna di installare quelle piccole e medie aziende che sono la spina dorsale della crescita economica, della produzione di ricchezza e della moltiplicazione delle occasioni di lavoro?
Pochi. E allora è giocoforza che i tanti giovani in cerca di lavoro si adattino a pietirlo ai ras locali (è questo che si vuole?) e i tanti imprenditori a tentare di reperire altri suoli, altri luoghi, altre opportunità. Anche perché, quando arrivano altri consistenti finanziamenti, anziché spenderli per completare la zona Pip di via Grottaglie, li si dirotta alla nuova zona industriale di via San Vito.
Servono due zone industriali ad un territorio delle dimensioni di Francavilla e del suo bacino? A quel territorio no. Ma all’equilibrio dei diarchi locali sì, dal momento che ciascuno di essi s’è ritagliata la propria sfera d’influenza e di competenza..
Sullo sfondo di questo macabro balletto l’impagabile figura del presidente degli industriali della provincia. Salomonicamente dice che le due zone possono convivere (ibidem, 30 dicembre 2006), senza preoccuparsi di indicare con quali risorse, con quali strumenti, in che modo ciò sia possibile.

Misteri della politica.

Cosimo d’Alema

09 marzo 2007

Brindisi, nel futuro solo carbone

Di solito i dati epidemiologici e ambientali indirizzano le future scelte industriali. Di solito in un Paese normale una volta definita l’area “ad elevato rischio ambientale”, si cerca di risolvere i problemi investendo in impianti compatibili con la difesa ambientale e convertendo le centrali a carbone a combustibili meno inquinanti. Tuttavia questo a Brindisi non avviene, infatti il Ministero delle Infrastrutture e Regione Puglia hanno deciso che il porto per i prossimi anni sarà destinato al ruolo di banchine a disposizione del carbone e dei prodotti industriali. Carbone che destava dubbi già nel 1273, tanto che il re Edoardo I d’Inghilterra minacciò di impiccare chiunque lo bruciasse a Londra perché produceva fumo acre. Invece qui a Brindisi rappresenta passato, presente e futuro. Eppure i dati delle caratterizzazioni parlano chiaro, le concentrazioni di arsenico e mercurio trovati nel terreno sono da attribuire solo alla presenza di due centrali a carbone 3920 Mw di potenza. L’arsenico soprattutto desta preoccupazione perché è un cancerogeno di classe 1 e studi epidemiologici confermano che l’esposizione a tale inquinante porta ad un elevato rischio di cancro a polmone e al fegato. Sappiamo anche da uno studio di Martuzzi che la mortalità per il tumore al polmone a Brindisi è del 30% più elevata rispetto alla media regionale, dati poi confermati dal Registro di Tumori Jonico-Salentino il quale segnala un eccesso elevato rispetto al registro Tumori di Ragusa ( + 34 ). Il Mercurio invece è un inquinante tossico e gli effetti più gravi si verificano a carico del sistema centrale. Altra caratteristica è la grande capacità che possiede di accumularsi nell’organismo, con il pericolo per tutti di essere esposti attraverso la catena alimentare. Oltre a queste due sostanze, bruciando carbone si immettono nell’atmosfera anche sostanze radioattive e altri metalli tossici. Il pericolo non è legato soltanto all’ inalazione di queste sostanze, ma anche e soprattutto all’assorbimento da parte di piante e terreno; a questo riguardo sappiamo benissimo, vista la scarsità di industrie, quanto sia fondamentale preservare l’agricoltura. Da non trascurare, inoltre, l’elevato contenuto di diossido di zolfo immesso nell’ambiente. Pensate che dai dati del consuntivo 2005 le emissioni massiche di So2 sono 10.599 tonnellate. I livelli di polveri sottili rilevati a Torchialoro confermano lo stato di crisi ambientale provocato dalla Centrale di Cerano. Prima che sia troppo tardi, dobbiamo protestare e far cambiare decisione al governo, altrimenti per il porto di Brindisi significherà nessun ruolo internazionale, nonostante l’ottima posizione geografica e nessuna collocazione significativa nel ruolo dei porti italiani. Sarà anche l’addio ad un nuovo modello di sviluppo, che parte dalla valorizzazione delle risorse locali, infrastrutturali e da investimenti autopropulsivi che promuovano una cultura di impresa a livello locale e che tenga conto delle aspettative della popolazione in un’ottica di sviluppo compatibile e che lascino un ecosistema integro in eredità alle generazioni future.

Semerano Angelo