10 marzo 2007

Misteri della politica


E’ come se Cesare Previti chiedesse di approfondire le ragioni della corruzione in atti giudiziari. O, a preferenza, se Jessica Rizzo quelle della dilagante pornografia. O se il senatore Euprepio Curto chiedesse una “commissione d’indagine per fare il punto sulla situazione delle opere pubbliche realizzate e sugli appuntamenti mancati in merito alla zona industriale (SenzaColonne, 11 gennaio 2007). Come, in realtà, ha sorprendentemente fatto. Spiazzando soprattutto i soci, pardon, gli alleati della consorteria di Palazzo Imperiali. Ma come, dove è stato lui in tutti questi anni? O non è lo stesso senatore della Repubblica senza la cui volontà al Comune non si sposta neppure una fioriera? E non è sempre quello che, durante le campagne elettorali del 1995 e 1996, annunciò trionfante l’imminente consegna (il 15 settembre ’96, chiavi in mano) alla cittadinanza ed agli operatori commerciali del centro di carico intermodale? Insomma, non è lui che “pilota” l’amministrazione in regime di monarchia o, tutt’al più, di diarchia, con l’inseparabile codazzo di ascari e servitorelli vari? Come mai un potente del suo livello non s’è accorto di nulla? Nemmeno del degrado, sino alla quasi irrecuperabilità, -per dirne una – del medesimo centro intermodale?

Impunito, come dicono a Roma di soggetti così.. Impunito al punto da minacciare l’esplosione di “un caso politico all’interno della maggioranza” (ibidem) quando il vice sindaco Jurlaro si permette di suggerirgli di lasciar perdere in fatto di commissioni di inchiesta, dal momento che da una indagine, se correttamente condotta, uscirebbero con le ossa rotte tutti quanti. Lesa maestà.
Il caso del centro di carico intermodale e quello della zona industriale, l’altra grande incompiuta locale, non sono purtroppo i soli. Ben 49 opere pubbliche progettate e in parte avviate giacciono in attesa di essere portate a compimento. Chissà quando. Chissà come. Adesso s’è artificiosamente montata un’aspettativa grandiosa, per la soluzione delle opere, intorno alla figura del nuovo ingegnere capo del Comune. Come se fosse il deus ex machina in grado di sciogliere il nodo gordiano, più che trentennale, dei lavori pubblici nel nostro paese. Come se le tantissime “incompiute” fossero da addebitare ai tecnici del passato. Nel qual caso non si comprende perché non siano stati rimossi all’epoca.
Non sono i soli “incompiuti” il centro di carico e la zona Pip, si diceva. Non sono i soli ma certamente sono i più gravi. L’uno perché, oltre ad aver bruciato decine di miliardi di lire, ha affossato definitivamente ogni chance di decollo per la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli locali, su cui si regge una buona parte dell’economia francavillese: L’altra, la zona industriale, mezzo abortita com’è, ne ha strozzato significativamente lo sviluppo industriale e artigianale. Senza possibilità di acquistare suoli a prezzi accessibili, senza infrastrutture, senza regolamento attuativo, senza uno straccio di programmazione e di indirizzo, insomma quasi senza niente chi si sogna di installare quelle piccole e medie aziende che sono la spina dorsale della crescita economica, della produzione di ricchezza e della moltiplicazione delle occasioni di lavoro?
Pochi. E allora è giocoforza che i tanti giovani in cerca di lavoro si adattino a pietirlo ai ras locali (è questo che si vuole?) e i tanti imprenditori a tentare di reperire altri suoli, altri luoghi, altre opportunità. Anche perché, quando arrivano altri consistenti finanziamenti, anziché spenderli per completare la zona Pip di via Grottaglie, li si dirotta alla nuova zona industriale di via San Vito.
Servono due zone industriali ad un territorio delle dimensioni di Francavilla e del suo bacino? A quel territorio no. Ma all’equilibrio dei diarchi locali sì, dal momento che ciascuno di essi s’è ritagliata la propria sfera d’influenza e di competenza..
Sullo sfondo di questo macabro balletto l’impagabile figura del presidente degli industriali della provincia. Salomonicamente dice che le due zone possono convivere (ibidem, 30 dicembre 2006), senza preoccuparsi di indicare con quali risorse, con quali strumenti, in che modo ciò sia possibile.

Misteri della politica.

Cosimo d’Alema

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