17 aprile 2007

Intervento di Grillo all'Assemblea Telecom

Venerdi 20 il convegno "Mai piu' morti sul Lavoro"

“Mai piu’ morti sul Lavoro” è il tema di un convegno che si terrà il 20 aprile alle 17,30 presso il Castello di Mesagne (Bindisi).
L'incontro è organizzato dalla neonata “Associazione 12 giugno”, fortemente voluta da alcuni parenti delle vittime dell’Ilva e dalla moglie di Antonino Mingolla, capocantiere deceduto il 18 Aprile scorso a causa dell'esalazione di gas saturo.

La serata sarà aperta dalla proiezione del documentatio "Morire per lavoro" di Donato Placido e continuerà con il saluto di Domenico Semeraro, presidente dell'Associazione 12 Giugno.
Previsti gli interventi dell'Avv. Mariangela Stasi (finalità del'Associazione 12 Giugno), di Ernesto Palatrasio (la questione sicurezza nello stabilimento ILVA di Taranto), di Filippo Cusani (la sicurezza vista dalla parte dei lavoratori), dell'Avv. Stefano Palmisano (la sicurezza e le problematiche giuridiche), del Dr. Maurizio Portaluri (Sicurezza e salute sul posto di lavoro) e del Prof. Marco Barbieri, Assessore Regionale al Lavoro (la sicurezza e le iniziative parlamentari).
Coordina i lavori l'Acc. Anastasia Chiaramida.

Al termine dell'incontro andrà in scena la piece teatrale "Se questo é un operaio - viaggio nell'inferno ILVA".

01 aprile 2007

A MARGINE DELLA DICHIARAZIONE DEL GIUDICE CLEMENTINA FORLEO.

Confesso d’aver dovuto vincere una certa ritrosia ad intervenire nel dibattito seguito alla ormai famosa dichiarazione della dottoressa Forleo sul buio a Francavilla. Per due ordini di ragioni. In primo luogo perché poco o nulla ho da aggiungere a quanto detto su queste colonne dal professor Trisolino, dall’ex sindaco Filomeno e dal sindacalista Ciracì. In secondo luogo perché ben altri interventi erano, e tuttora sono, attesi. Quelli dei tanti docenti e presidi delle scuole locali, dei dirigenti dei vari settori pubblici e privati, dei giornalisti, dei parroci, degli esponenti del mondo delle professioni, del volontariato, della cultura e dell’arte. Dove sono tutti costoro? Possibile che siano indifferenti alla realtà e al destino della loro città? Non sono d’accordo con la tesi del giudice? Benissimo. Però lo argomentino. Per noi una città è al buio quando pratica massicciamente qualcosa che assomiglia molto al voto di scambio; quando l’elettore dà il proprio voto in cambio non della vaga promessa di un posto di lavoro –che, al limite, si potrebbe pure comprendere, anche se non giustificare –ma della rimozione di un cassonetto della spazzatura (mi è capitato di sentirlo, rabbrividendo, nell’ultima campagna elettorale); quando dà il voto al galoppino, eletto consigliere e poi promosso assessore per abilità di rastrellamento del consenso, che gli “recapita” a domicilio il certificato che gli serve; quando la selezione della classe dirigente avviene non per meriti o capacità ma per grado d’asservimento e fedeltà (chi conosce, per esempio, le “competenze” dei due futuri assessori che tra poco andranno ad impinguare la giunta?). Una città è al buio non solo quando gli amministratori pubblici si spartiscono spudoratamente i posti di un concorso pubblico (conoscendoli, cosa c’era da aspettarsi?), ma soprattutto quando ciò avviene senza un sacro moto di reazione della popolazione, la quale, dopo un primo timido accenno di indignazione, torna tranquillamente a “votare” gli autori della “sceneggiata”.Una città è al buio quando la politica “sociale” e “culturale” di chi l’amministra si immiserisce nell’elargizione di mance alle cooperative ed alle compagnie di “comparanza” o, al più, a organizzazione di spettacoli con Mudù e Nino Frassica. Una città è al buio quando ben 49 opere pubbliche progettate o avviate vengono lasciate ammuffire –come nel caso del centro di carico intermodale – tra l’indifferenza generale. Una città è al buio quando in presenza di un forte “disagio” giovanile, esistente anche qui, sebbene in forme probabilmente meno clamorose, o si preferisce guardare altrove o, quando se ne tenta un approccio, questo è del tutto improvvisato e pasticciato. Una città è al buio quando le si “impone” una megadiscarica consortile contro la volontà dei suoi residenti, manifestata con la raccolta di 5000 firme, e contro ogni indicazione idrogeologica, igienico-sanitaria, di viabilità e di compatibilità ambientale. Una città è al buio quando centinaia, forse migliaia, di giovani sono tenuti sulla corda, in attesa del “posto”, dal potente di turno, il quale si guarda bene dallo sviluppare le potenzialità occupazionali del territorio (per esempio, completando ed attrezzando la zona industriale che potrebbe assorbire numerosa manodopera), forse proprio per perpetuare la propria satrapia. Una città è al buio…Si potrebbe continuare. Dove l’onorevole ed il senatore vedano una città “all’avanguardia” o una città “normale”, rimane un mistero. Città medievale, piuttosto. Fissa ed immobile nel tempo. Tal quale la descrissero, cent’anni fa, un suo grande figlio, oggi – altra prova del buio – pressoché dimenticato, Cesare Teofilato, e insieme a lui altri suoi amici, su alcuni giornali locali (“L’Ape Francavillese” ed “Il Tribuno Salentino”): “… la nostra esistenza si svolgeva in una desolante assenza dalla vita pubblica, tra la incosciente complicità di un nucleo di acefali e la criminosa azione d’una manica di mariuoli; da una parte lo governo e l’interesse, dall’altra la volgarità e la bassezza, anestetici dello spirito. Le classi lavoratrici vivono abbrutite nelle osterie (oggi TV, gossip, calcio ed altri strumenti di distrazione di massa), lontane dalla scuola e dai giornali; gli studenti non partecipano alla vita degli studi se non per ottenere un Diploma che assicuri loro una modesta esistenza non riscaldata dalla fiamma di un’idea; i giovani professori, passati come ramarri attraverso il fuoco delle Università, attendono dal matrimonio quel benessere economico che dovrebbero chiedere alle forze dell’intelletto e alla volontà del lavoro…Qui da noi, quando qualcuno ha risoluto il suo miserabile problema individuale, di tutto il resto se ne infischia…In Francavilla, ove la politica si intende generalmente come tornaconto personale, non vi sono individui che si appassionino alle lotte di pensiero ed alle alte idealità, né tanto meno passioni per grandi dibattiti”
Cosimo d’Alema

ex docente del Liceo Scientifico di Francavilla Fontana