29 marzo 2007
Morti Petrolchimico: venerdi nuova udienza
L'udienza è dedicata alla discussione di alcuni difensori degli indagati da reato che motiveranno nuovamente ed ulteriormente la loro opposizione all'archiviazione del procedimento chiesta dal pm per la presunta carenza di prova sul nesso di causalità tra l'esposizione al cancerogeno e l'insorgenza delle patologie tumorali contratte dai lavoratori.
Medicina Democratica è accanto alle tante vittime del Petrolchimico. Vogliamo qui ricordare i recenti risultati del Registro Tumori Ionico Salentino e in particolare gli eccessi - soprattutto nei maschi brindisini - di tumori del polmone e della vescica riconducibili, secondo il parere dei responsabili stessi del Registro, ad una origine ambientale e lavorativa.
Medicina Democratica, pertanto, esprime fiducia nella Magistratura e auspica che il procedimento non venga archiviato. Solo così si potrà restituire ai deceduti, non già la vita, ma la dignità di lavoratori troppo spesso calpestata in luoghi di lavoro che sono stati e, spesso lo sono ancora, lungi dall´essere salubri!
Medicina Democratica Brindisi
26 marzo 2007
Comunicato Stampa sul problema del particolato a Torchialoro
E’ noto che il particolato origina, per quanto riguarda le attività umane, dall’utilizzo dei combustibili fossili (riscaldamento domestico, centrali termoelettriche, ecc) oltre che alle emissioni di autoveicoli, causa quest’ultima improbabile a Torchiarolo per le dimensioni del paese e la mancanza di problemi di viabilità. Al particolato nell’aria concorrono poi sabbia, ceneri, polveri fuligine, fibre tessili naturali e ratificali, sali, elementi come il carbonio o il piombo ecc.
L’ENEL nei giorni successivi alla pubblicazione dei dati da parte dell’ARPA ha risposto che le reali sorgenti dell’inquinamento registrato a Torchiarolo sono di altra natura. Ed allo scopo a presentato i dati prodotti da una indagine che per conto della stesse ENEL ha condotto un istituto privato, il Centro Elettronico Sperimentale Italiano di Milano (CESI).
Sarebbe opportuno che l’ENEL mettesse a disposizione dei cittadini sul suo sito internet lo studio CESI, ancorché di parte, in modo da consentirne la lettura integrale a tutti gli interessati, soprattutto i cittadini di Torchiarolo.
Così come è necessario che la procedura di indagine che le autorità pubbliche, ARPA in testa, sicuramente condurranno sulla importante questione sia svolta dando alle popolazioni la massima possibilità di partecipazione evitando che si risolva il tutto in una pur necessario confronto tra tecnici.
Gino Stasi
Sezione di Brindisi
3291184097
curdino@libero.it
10 marzo 2007
Misteri della politica
Impunito, come dicono a Roma di soggetti così.. Impunito al punto da minacciare l’esplosione di “un caso politico all’interno della maggioranza” (ibidem) quando il vice sindaco Jurlaro si permette di suggerirgli di lasciar perdere in fatto di commissioni di inchiesta, dal momento che da una indagine, se correttamente condotta, uscirebbero con le ossa rotte tutti quanti. Lesa maestà.
Il caso del centro di carico intermodale e quello della zona industriale, l’altra grande incompiuta locale, non sono purtroppo i soli. Ben 49 opere pubbliche progettate e in parte avviate giacciono in attesa di essere portate a compimento. Chissà quando. Chissà come. Adesso s’è artificiosamente montata un’aspettativa grandiosa, per la soluzione delle opere, intorno alla figura del nuovo ingegnere capo del Comune. Come se fosse il deus ex machina in grado di sciogliere il nodo gordiano, più che trentennale, dei lavori pubblici nel nostro paese. Come se le tantissime “incompiute” fossero da addebitare ai tecnici del passato. Nel qual caso non si comprende perché non siano stati rimossi all’epoca.
Non sono i soli “incompiuti” il centro di carico e la zona Pip, si diceva. Non sono i soli ma certamente sono i più gravi. L’uno perché, oltre ad aver bruciato decine di miliardi di lire, ha affossato definitivamente ogni chance di decollo per la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli locali, su cui si regge una buona parte dell’economia francavillese: L’altra, la zona industriale, mezzo abortita com’è, ne ha strozzato significativamente lo sviluppo industriale e artigianale. Senza possibilità di acquistare suoli a prezzi accessibili, senza infrastrutture, senza regolamento attuativo, senza uno straccio di programmazione e di indirizzo, insomma quasi senza niente chi si sogna di installare quelle piccole e medie aziende che sono la spina dorsale della crescita economica, della produzione di ricchezza e della moltiplicazione delle occasioni di lavoro?
Pochi. E allora è giocoforza che i tanti giovani in cerca di lavoro si adattino a pietirlo ai ras locali (è questo che si vuole?) e i tanti imprenditori a tentare di reperire altri suoli, altri luoghi, altre opportunità. Anche perché, quando arrivano altri consistenti finanziamenti, anziché spenderli per completare la zona Pip di via Grottaglie, li si dirotta alla nuova zona industriale di via San Vito.
Servono due zone industriali ad un territorio delle dimensioni di Francavilla e del suo bacino? A quel territorio no. Ma all’equilibrio dei diarchi locali sì, dal momento che ciascuno di essi s’è ritagliata la propria sfera d’influenza e di competenza..
Sullo sfondo di questo macabro balletto l’impagabile figura del presidente degli industriali della provincia. Salomonicamente dice che le due zone possono convivere (ibidem, 30 dicembre 2006), senza preoccuparsi di indicare con quali risorse, con quali strumenti, in che modo ciò sia possibile.
Misteri della politica.
Cosimo d’Alema