24 febbraio 2008
Filomeno interviene sulla vicenda di Curto e del Casinò
La parabola discendente dell’ultimo re degli Imperiali: Euprepio Curto
Il sistema elettorale fintamente maggioritario ci regalò, circa 15 anni fa, un senatore “piccolo piccolo”. Il destino degli uomini, delle volte, è scritto nei loro nomi.
In molti hanno tentato di “combattere” contro quest’uomo che, troppo spesso, ha rappresentato degnamente il degrado politico di questa città, specchio, a sua volta, di un degrado che, per certi versi, ha percorso tutta la politica nazionale.
Curto era colui che tutto poteva: alla sua segreteria la gente si è rivolta alla ricerca di un posto di lavoro ma anche per chiedere una visita medica specialistica, un passo carrabile, o un’autorizzazione a costruire. Era il deus ex machina buono per ogni cosa.
Egli ha rappresentato la politica fatta sul clientelismo e sul servilismo più classico.
Lo dimostra, ad esempio, la sua proposta politica: ha fatto una battaglia, portata avanti per anni, per ottenere l’interporto a Francavilla Fontanta, promettendo ritorni esaltanti per la città. E invece tutti ben sappiamo che mai abbiamo avuto quell’interporto e mai, nonostante i milioni di euro spesi, ne avremo uno, nemmeno nella forma mignon di intermodale.
Le sue altre proposte politiche sono state ben poca cosa, possiamo ricordare la grande genialata di parlare di “piste ciclabili” a Francavilla Fontana, oppure l’ideona del “turismo sanitario”!
In pratica, per il Nostro, bisognava puntare su un polo ospedaliero di eccellenza per poter poi portare come indotto alberghi per i parenti dei malati.
Di fatto l’ospedale di Francavilla, nonostante il mai scemato impegno degli addetti, è un ospedale di provincia come tanti altri.
L’altra grande idea che ci torna in mente, è il gemellaggio con il Principato di Monaco. Molti l’avranno dimenticato ma, anni fa, il nostro Senatore, assieme all’allora Sindaco taglia-nastri Della Corte, proposero e portarono avanti l’idea di gemellare la nostra città con il Principato di Monaco. E tanto bastò per organizzare una “gita” in quel luogo della costa azzurra. Chi vi partecipò tornò un po’ più abbronzato, ma del gemellaggio non se ne parlò più. Indovinate chi pagò?
Ci sarà certo qualcuno che dovrà dirgli grazie: sono coloro che sono stati assunti con il concorso “Parentopoli”. Anche in quell’occasione mostrò grandi capacità politiche, dichiarando a Repubblica che i suoi erano appena il 10% del totale!
L’unica cosa che ricorderemo di quest’uomo piccolo piccolo sarà il puzzo della discarica e i debiti milionari in cui versa la Città per le tante Opere Pubbliche che ancora non vedono la luce, per la vicenda Monteco e per la “sana” gestione della Multiservizi. Per il resto il vuoto. Durante il suo “regno” abbiamo visto peggiorare la Fiera dell’Ascensione anno dopo anno sino al teatrino umiliante di quest’anno sul “si fa, non si fa, forse tra un po’…”.
E che dire del suo spessore a livello nazionale o regionale? Praticamente nullo. Non un intervento degno di nota, non una proposta seria per l’Italia… una sola intervista, alle Iene!
Infine “Italian Job” e uno squallore frustrante anche da raccontare.
Un suo elettore di un certo prestigio mi diceva, prima di vedere il filmato. che faceva fatica a credere che fosse così stupido da cadere in un tranello del genere e, invece…
Ho avuto modo di vedere il video solo pochi giorni fa e in quelle scene,faticando anche io a crederci, emerge un uomo che per interessi economici è pronto anche a smentire precedenti posizioni “politiche” in un certo qualmodo “nobili” (la battaglia contro l’istituzione di nuovi casinò). Cari amici la sua lealtà e il suo impegno sembrano avere un prezzo! Sul finire del colloquio “edificante” con il finto manager russo emerge anche un’altra qualità dell’amico Uccio Curto che, dopo aver indicato l’ammontare del contributo, chiede che di tanto non venga informato il suo amico sindaco di Fasano! Come interpretare tale comportamento?
La ciliegina sta nei commenti postumi: “non costringetemi a parlare”. Cioè ha detto: se cado io devono cadere tutti. Per quali motivi? Per quali fatti? E chi ne è coinvolto? E lui, legislatore, convive con tale sistema da sempre e mai, dico mai, ha sentito il bisogno di denunciarlo. Anche questo bell’esempio di moralità e correttezza!
Forse è ora che si ritiri il Senatore piccolo piccolo del regno degli Imperiali? Il senatore del puzzo della discarica potrà scrivere un libro di memorie e denunciare, se lo conosce veramente, tutto il marcio della politica che ci circonda: è l’unica cosa di buono che avrà fatto nella sua lunga carriera di senatore.
21 febbraio 2008
12 febbraio 2008
LETTERA DEL CONSIGLIERE MARIO FILOMENO AL PROF. LUIGI CAMARDA
Mi appello al Suo essere non sportivo passionale ed irrazionale ma Cittadino, Educatore e qualificato Rappresentante di quel vivace “movimento” di docenti e promotori di attività sportive i cui primi destinatari e protagonisti sono ragazzi e giovani.
So che da anni attende la realizzazione di un impianto sportivo degno di una Città rivelatasi ad oggi “ingrata” nonostante i benefici conseguiti grazie a risultati di rilievo anche internazionale.
Il Palazzetto dello sport, i tanti anni di attesa e le promesse mai mantenute devono indurci a riconsiderare l’intera vicenda per operare meglio nel futuro immediato.
Io so che nel 1995, nella pur breve esperienza amministrativa, come Giunta si fece l’impossibile pur di assicurare la ultimazione e fruizione dell’attuale Struttura (Palestra San Francesco) ove la squadra di Basket ha sin qui svolto le proprie attività.
So anche che in quell’anno (Giacomo Leone di lì a poco avrebbe avviato la lunga stagione esaltante) venne ideato e realizzato il 1° Memorial Andriani.
Sempre nell’estate 1995 si avviò la procedura per la selezione di un progettista,con specifiche competenze in materia di strutture sportive, destinando somme considerevoli. L’iter venne bloccato perché qualcuno “pretendeva” che l’incarico fosse affidato ad altro “professionista” con minori referenze ma protagonista di un contenzioso con il Comune dagli esiti per lui sfavorevoli secondo la decisione adottata dopo alcuni anni dal Tribunale di Brindisi.
Quale consigliere comunale,anche se di opposizione, ho il dovere di considerare tutte le aspirazioni e gli interessi espressi dalla società civile, ma nell’esercizio di tale funzione ho anche il dovere di valutare la correttezza e regolarità amministrativa dell’intero iter procedurale volto al perseguimento di quell’interesse e nel caso del Palazzetto anche le modalità di selezione dei progettisti nel rispetto della normativa vigente e dei criteri di professionalità.
Ho il diritto di ottenere risposte convincenti sul perché in quasi 2 anni vengono proposti alcuni progetti, regolarmente deliberati e pagati con fondi incentivanti e altro, ma in fase di avanzamento progettuale ritenuti non funzionali con conseguente lievitazione dei costi: prima 1 milione e mezzo di euro per la realizzazione della struttura, successivamente 2 milioni per giungere agli attuali 3 milioni e mezzo.
Non mi pare sia censurabile chi tenta in concreto di evitare ulteriore sperpero di risorse pubbliche: lo stato delle Opere Pubbliche in Francavilla a fronte dei mutui contratti, la lunga vicenda del Centro di Carico Intermodale, l’allegra gestione della Multiservizi, i circa 2 miliardi di vecchie lire spesi in questi ultimi 10 anni per interventi di manutenzione del Campo Sportivo, l’ingente debito Monteco di oltre 5 milioni di euro fatto maturare in questi anni dovrebbero far riflettere quanto meno sulla lungimiranza della classe politico-amministrativa di questi ultimi 12 anni.
Ed allora non si è contro il Palazzetto dello Sport. Questo lasciamolo dire a qualche “demagogo” in malafede, magari corresponsabile del dissesto finanziario e delle scelte scellerate che hanno mortificato l’immagine della Città!
Caro Professore Camarda tutti, nell’ambito delle funzioni e dei ruoli da ciascuno esercitati nei vari settori della vita cittadina, abbiamo il dovere civile di partecipare alla grande “missione” educativa volta primariamente a ridare dignità ad una Città ormai “anonima” e mestamente rinchiusa nella propria desolazione.
Ciò sarà impossibile se ciascuno coltiverà i pur legittimi interessi “a prescindere” dai doveri elementari di controllo, vigilanza e rispetto del bene comune e nessuno,a quel punto potrà autoassolversi trincerandosi nell’accusa “tutti sono uguali” dovendo invece onestamente riconoscere che “li vogliamo tutti uguali perché così fan tutti”.
Mario Filomeno
So che da anni attende la realizzazione di un impianto sportivo degno di una Città rivelatasi ad oggi “ingrata” nonostante i benefici conseguiti grazie a risultati di rilievo anche internazionale.
Il Palazzetto dello sport, i tanti anni di attesa e le promesse mai mantenute devono indurci a riconsiderare l’intera vicenda per operare meglio nel futuro immediato.
Io so che nel 1995, nella pur breve esperienza amministrativa, come Giunta si fece l’impossibile pur di assicurare la ultimazione e fruizione dell’attuale Struttura (Palestra San Francesco) ove la squadra di Basket ha sin qui svolto le proprie attività.
So anche che in quell’anno (Giacomo Leone di lì a poco avrebbe avviato la lunga stagione esaltante) venne ideato e realizzato il 1° Memorial Andriani.
Sempre nell’estate 1995 si avviò la procedura per la selezione di un progettista,con specifiche competenze in materia di strutture sportive, destinando somme considerevoli. L’iter venne bloccato perché qualcuno “pretendeva” che l’incarico fosse affidato ad altro “professionista” con minori referenze ma protagonista di un contenzioso con il Comune dagli esiti per lui sfavorevoli secondo la decisione adottata dopo alcuni anni dal Tribunale di Brindisi.
Quale consigliere comunale,anche se di opposizione, ho il dovere di considerare tutte le aspirazioni e gli interessi espressi dalla società civile, ma nell’esercizio di tale funzione ho anche il dovere di valutare la correttezza e regolarità amministrativa dell’intero iter procedurale volto al perseguimento di quell’interesse e nel caso del Palazzetto anche le modalità di selezione dei progettisti nel rispetto della normativa vigente e dei criteri di professionalità.
Ho il diritto di ottenere risposte convincenti sul perché in quasi 2 anni vengono proposti alcuni progetti, regolarmente deliberati e pagati con fondi incentivanti e altro, ma in fase di avanzamento progettuale ritenuti non funzionali con conseguente lievitazione dei costi: prima 1 milione e mezzo di euro per la realizzazione della struttura, successivamente 2 milioni per giungere agli attuali 3 milioni e mezzo.
Non mi pare sia censurabile chi tenta in concreto di evitare ulteriore sperpero di risorse pubbliche: lo stato delle Opere Pubbliche in Francavilla a fronte dei mutui contratti, la lunga vicenda del Centro di Carico Intermodale, l’allegra gestione della Multiservizi, i circa 2 miliardi di vecchie lire spesi in questi ultimi 10 anni per interventi di manutenzione del Campo Sportivo, l’ingente debito Monteco di oltre 5 milioni di euro fatto maturare in questi anni dovrebbero far riflettere quanto meno sulla lungimiranza della classe politico-amministrativa di questi ultimi 12 anni.
Ed allora non si è contro il Palazzetto dello Sport. Questo lasciamolo dire a qualche “demagogo” in malafede, magari corresponsabile del dissesto finanziario e delle scelte scellerate che hanno mortificato l’immagine della Città!
Caro Professore Camarda tutti, nell’ambito delle funzioni e dei ruoli da ciascuno esercitati nei vari settori della vita cittadina, abbiamo il dovere civile di partecipare alla grande “missione” educativa volta primariamente a ridare dignità ad una Città ormai “anonima” e mestamente rinchiusa nella propria desolazione.
Ciò sarà impossibile se ciascuno coltiverà i pur legittimi interessi “a prescindere” dai doveri elementari di controllo, vigilanza e rispetto del bene comune e nessuno,a quel punto potrà autoassolversi trincerandosi nell’accusa “tutti sono uguali” dovendo invece onestamente riconoscere che “li vogliamo tutti uguali perché così fan tutti”.
Mario Filomeno
GIOVANI SALVATE FRANCAVILLA
Un nuovo anno, nuove aspettative ma solita, avvilente situazione politica. Le casse comunali versano in una situazione critica, l'Amministrazione comunale non appare all'altezza e si produce in sperperi ingiustificati. Penoso artefice di questo disastro, un’intera classe politica che non sa guardare avanti ma opera sempre perseguendo un consenso elettorale immediato. Vorrei allora spostare il tiro,occupandomi soltanto del privato, degli interessi economici, della sopravvivenza stessa del benessere dei francavillesi e della loro cittadina.
La Francavilla Fontana attiva e vivace degli anni '70 e '80 non esiste più. Oggi somiglia più ad un'automobile con il motore acceso ed il freno a mano tirato: non corre verso nessuna meta, ma consuma ugualmente del prezioso carburante. E questo lo si scorge anche nel panorama dell’imprenditoria locale. La nostra città ha bisogno di un nuovo ceto imprenditoriale libero, di tanti volenterosi che, unendosi, guidino l'economia fuori dal recinto paesano. E non si può pretendere che una qualunque fiera rattoppata possa davvero offrire opportunità economiche ed occasioni di sviluppo.
Mi rivolgo allora ai tanti imprenditori e padri di famiglia che oggi hanno disponibilità economica: esortate i vostri figli ad intraprendere nuove iniziative economiche, rendeteli protagonisti, spronateli a vivacizzare l'economia locale. Loro hanno le energie, la forza, le capacità. Permettete pure ai vostri figli di studiare al nord, ma non lasciate che quei pochi che tornano qui si accontentino di quel che hanno già o, peggio, pretendano spesso un posto nel pubblico impiego. Facciamo emergere invece la loro originalità, il loro entusiasmo, le loro competenze.
Certo, il contesto in cui si muovono i nostri ragazzi non è affatto semplice. Da un lato, l'indifferenza e il deserto culturale che li porta a vivere un eterno presente e cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendoli esangui. Solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo (life is now). Ma accanto al disagio generale c'è il malessere della nostra piccola comunità, disgregata e degradata nello spirito civile. Si tocca quasi con mano l’individualismo esacerbato, accompagnato dalla mancanza di prospettive, l'incapacità di darsi delle mete anche minime. La metafora della movida francavillese di cui è teatro piazza Umberto I quale auspicata opportunità -per alcuni- di rinascita
culturale ed economica della nostra cittadina, denota proprio il contrario: un'opinabile crescita basata sull'effimero che specula su una o più generazioni raccolte in luoghi dove ciò che si consuma è la loro stessa vita. Generazioni che, al di fuori di quei luoghi, sono incapaci di incontrarsi e confrontarsi, di fare comunità, crescere e proiettarsi in un futuro in cui si intraveda una qualche promessa e una qualche risposta.
Vedo insomma i nostri giovani concittadini segnare il passo, aspettando che le opportunità cadano dall'alto. I più fortunati, quelli che hanno vissuto nel benessere e godono delle fortune costruite dai propri padri, sembrano non averne però ereditato la stessa vitalità, un tempo il vero motore dello sviluppo locale. Appagati, non hanno né voglia né coraggio per mettersi in gioco. Gli altri, privi di una solida base economica, dovrebbero associarsi, costruire cooperative di lavoro, adoperare i mezzi a disposizione per realizzare forme imprenditoriali. D’altro canto, non trovano gli stimoli e gli esempi giusti.
C’è una via d’uscita? Si può far ripartire la nostra comunità francavillese? Non esistono strade vincenti già note e scontate. Ma, di sicuro, nuova vitalità potrà venire dai nostri giovani, se sapremo sostenerli e spronarli, insegnando loro a riconoscere le proprie capacità, a farle fiorire, a farle fruttare.
Carlo Altavilla
La Francavilla Fontana attiva e vivace degli anni '70 e '80 non esiste più. Oggi somiglia più ad un'automobile con il motore acceso ed il freno a mano tirato: non corre verso nessuna meta, ma consuma ugualmente del prezioso carburante. E questo lo si scorge anche nel panorama dell’imprenditoria locale. La nostra città ha bisogno di un nuovo ceto imprenditoriale libero, di tanti volenterosi che, unendosi, guidino l'economia fuori dal recinto paesano. E non si può pretendere che una qualunque fiera rattoppata possa davvero offrire opportunità economiche ed occasioni di sviluppo.
Mi rivolgo allora ai tanti imprenditori e padri di famiglia che oggi hanno disponibilità economica: esortate i vostri figli ad intraprendere nuove iniziative economiche, rendeteli protagonisti, spronateli a vivacizzare l'economia locale. Loro hanno le energie, la forza, le capacità. Permettete pure ai vostri figli di studiare al nord, ma non lasciate che quei pochi che tornano qui si accontentino di quel che hanno già o, peggio, pretendano spesso un posto nel pubblico impiego. Facciamo emergere invece la loro originalità, il loro entusiasmo, le loro competenze.
Certo, il contesto in cui si muovono i nostri ragazzi non è affatto semplice. Da un lato, l'indifferenza e il deserto culturale che li porta a vivere un eterno presente e cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendoli esangui. Solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo (life is now). Ma accanto al disagio generale c'è il malessere della nostra piccola comunità, disgregata e degradata nello spirito civile. Si tocca quasi con mano l’individualismo esacerbato, accompagnato dalla mancanza di prospettive, l'incapacità di darsi delle mete anche minime. La metafora della movida francavillese di cui è teatro piazza Umberto I quale auspicata opportunità -per alcuni- di rinascita
culturale ed economica della nostra cittadina, denota proprio il contrario: un'opinabile crescita basata sull'effimero che specula su una o più generazioni raccolte in luoghi dove ciò che si consuma è la loro stessa vita. Generazioni che, al di fuori di quei luoghi, sono incapaci di incontrarsi e confrontarsi, di fare comunità, crescere e proiettarsi in un futuro in cui si intraveda una qualche promessa e una qualche risposta.
Vedo insomma i nostri giovani concittadini segnare il passo, aspettando che le opportunità cadano dall'alto. I più fortunati, quelli che hanno vissuto nel benessere e godono delle fortune costruite dai propri padri, sembrano non averne però ereditato la stessa vitalità, un tempo il vero motore dello sviluppo locale. Appagati, non hanno né voglia né coraggio per mettersi in gioco. Gli altri, privi di una solida base economica, dovrebbero associarsi, costruire cooperative di lavoro, adoperare i mezzi a disposizione per realizzare forme imprenditoriali. D’altro canto, non trovano gli stimoli e gli esempi giusti.
C’è una via d’uscita? Si può far ripartire la nostra comunità francavillese? Non esistono strade vincenti già note e scontate. Ma, di sicuro, nuova vitalità potrà venire dai nostri giovani, se sapremo sostenerli e spronarli, insegnando loro a riconoscere le proprie capacità, a farle fiorire, a farle fruttare.
Carlo Altavilla
CENTRO DI CARICO INTERMODALE, UN ALTRO DISASTRO
Bisognerebbe accompagnare i cittadini di Francavilla Fontana in visita guidata, come gli alunni delle scuole medie ai monumenti nazionali, al Centro di Carico Intermodale sito a circa 5 chilometri dal centro abitato, in contrada Rosea. Per far visitare loro il monumento di tutte le inefficienze, le inettitudini, i pressappochismi, le complicità, le connivenze (ecc…) degli amministratori che si sono dati, le eterne cariatidi ingessate, anzi incartapecorite, nelle inespugnabili nicchie di potere. E poi, come per miracolo, assistere alla reazione della “gente” dinanzi alla tetra spettralità dell’impianto, al loro chieder conto di tanto scempio, di un colossale sperpero di denaro pubblico (circa 15 milioni di euro) che non può avere alcuna giustificazione, alla loro sacrosanta richiesta di accertare responsabilità, colpe, omissioni a livello amministrativo, politico e, se necessario, giudiziario.
Si tratterebbe di un miracolo, appunto. Perché i nostri concittadini, legittimamente, insorgono, anche violentemente, a volte, contro il capo condomino o il presidente della cooperativa edilizia ai quali hanno affidato i risparmi per averne appartamenti abitabili e ne hanno ricevuto, invece, ammassi tufacei del tutto inservibili. Stanno al contrario muti e indifferenti, anzi addirittura assenti, quando con i soldi che appartengono anche a loro, anziché realizzare progetti in grado di rilanciare l’economia e offrire occasioni di sviluppo, gli amministratori della cosa pubblica sfornano “aborti” della specie e delle dimensioni di quelle del Centro Intermodale. E sì che nella nostra cittadina di occasioni per “insorgere” ce ne sono a iosa: la zona industriale, la discarica (o le discariche), il centro per anziani di via F. Filzi (recentemente ri-progettato come palazzetto dello sport), la biblioteca di via San Biagio, la pavimentazione di via Roma, il “pallone” tensostatico di via Grottaglie, gli impianti sportivi della zona 167 etc. etc., sino a raggiungere le 49 “incompiute” elencate dagli ingegneri comunali che si sono via via succeduti alla direzione dell’ufficio tecnico comunale. Di moltissime di tali opere, notoriamente destinate a non incarnarsi mai, sono stati tuttavia sollecitamente commissionati, e regolarmente retribuiti, i progetti ai tecnici di “riferimento”, grosso modo –cosa singolare - sempre gli stessi. Anche di questo ci sarebbe, forse, da indignarsi, se il senso e la coscienza civica dei francavillesi non fossero appannate e pressoché anestetizzate, soffocando partecipazione alla cosa pubblica, spirito critico, vigilanza, controllo, tutte quelle cose che, in altri termini, costituiscono la cittadinanza attiva.
Per tornare al Centro intermodale, sarebbe troppo lungo ripercorrerne la ventennale vicenda storica.
Partorito da un progetto dell’ATI (consorzio di imprese di Casarano) e costruito – nel modo che vediamo –dagli stessi ideatori, il Centro è stato dichiarato ufficialmente ultimato il 14 maggio 1998, anche con l’avallo del rappresentante del Comune di Francavilla Fontana. A tutt’oggi non è operativo né si è mai costituita la società di gestione. Delle sue “pecche” vi è testimonianza persino nella relazione finale dei lavori, redatta dal medesimo Direttore (dipendente della ditta concessionaria), nella quale si rilevano irregolarità, ritardi, immotivate sospensioni e quant’altro.
Ritardi, rinvii, varianti, notifiche, tentati ( e mai effettuati) collaudi, perizie tecniche, convenzioni, atti aggiuntivi, finanziamenti…:in questo penoso balletto fra Comune, Ati ed Enti preposti, durato quasi vent’anni, altre Amministrazioni –evidentemente più accorte e lungimiranti – hanno costruito e messo in funzione a pieno regime strutture similari. Al punto che, se pure, e per assurdo, l’impianto di Francavilla potesse decollare già domani non sarebbe in grado di “stare” sul mercato per la concorrenza che subirebbe e per la crisi del settore ortofrutticolo. Come, onestamente (in questo caso), hanno riconosciuto persino i massimi esponenti dell’Amministrazione comunale, ventilando altra possibile destinazione d’uso della struttura in questione.
Sulla quale negli ultimi tempi sono piovute, per così dire, altre tegole. Alcune sentenze del Tar di Lecce hanno annullato gli atti con i quali, a suo tempo, il Comune aveva affidato costruzione e gestione dell’impianto alla società Ati perché non era stato rispettato l’iter concorsuale previsto dalla legge. Non solo. Altre sentenze impongono la restituzione dei terreni dove sorge il Centro ai vecchi proprietari per errori e vizi nelle pratiche di esproprio. Oltre ogni possibile immaginazione, come è evidente. Il destino dell’impianto di contrada Rosea è ora nella mani dei giudici. Ai cittadini di Francavilla Fontana, al danno per aver perso un altro treno per lo sviluppo, si aggiungerà a breve la beffa di un aggravio di spese non ancora quantificabile.
Cosimo d'Alema
Si tratterebbe di un miracolo, appunto. Perché i nostri concittadini, legittimamente, insorgono, anche violentemente, a volte, contro il capo condomino o il presidente della cooperativa edilizia ai quali hanno affidato i risparmi per averne appartamenti abitabili e ne hanno ricevuto, invece, ammassi tufacei del tutto inservibili. Stanno al contrario muti e indifferenti, anzi addirittura assenti, quando con i soldi che appartengono anche a loro, anziché realizzare progetti in grado di rilanciare l’economia e offrire occasioni di sviluppo, gli amministratori della cosa pubblica sfornano “aborti” della specie e delle dimensioni di quelle del Centro Intermodale. E sì che nella nostra cittadina di occasioni per “insorgere” ce ne sono a iosa: la zona industriale, la discarica (o le discariche), il centro per anziani di via F. Filzi (recentemente ri-progettato come palazzetto dello sport), la biblioteca di via San Biagio, la pavimentazione di via Roma, il “pallone” tensostatico di via Grottaglie, gli impianti sportivi della zona 167 etc. etc., sino a raggiungere le 49 “incompiute” elencate dagli ingegneri comunali che si sono via via succeduti alla direzione dell’ufficio tecnico comunale. Di moltissime di tali opere, notoriamente destinate a non incarnarsi mai, sono stati tuttavia sollecitamente commissionati, e regolarmente retribuiti, i progetti ai tecnici di “riferimento”, grosso modo –cosa singolare - sempre gli stessi. Anche di questo ci sarebbe, forse, da indignarsi, se il senso e la coscienza civica dei francavillesi non fossero appannate e pressoché anestetizzate, soffocando partecipazione alla cosa pubblica, spirito critico, vigilanza, controllo, tutte quelle cose che, in altri termini, costituiscono la cittadinanza attiva.
Per tornare al Centro intermodale, sarebbe troppo lungo ripercorrerne la ventennale vicenda storica.
Partorito da un progetto dell’ATI (consorzio di imprese di Casarano) e costruito – nel modo che vediamo –dagli stessi ideatori, il Centro è stato dichiarato ufficialmente ultimato il 14 maggio 1998, anche con l’avallo del rappresentante del Comune di Francavilla Fontana. A tutt’oggi non è operativo né si è mai costituita la società di gestione. Delle sue “pecche” vi è testimonianza persino nella relazione finale dei lavori, redatta dal medesimo Direttore (dipendente della ditta concessionaria), nella quale si rilevano irregolarità, ritardi, immotivate sospensioni e quant’altro.
Ritardi, rinvii, varianti, notifiche, tentati ( e mai effettuati) collaudi, perizie tecniche, convenzioni, atti aggiuntivi, finanziamenti…:in questo penoso balletto fra Comune, Ati ed Enti preposti, durato quasi vent’anni, altre Amministrazioni –evidentemente più accorte e lungimiranti – hanno costruito e messo in funzione a pieno regime strutture similari. Al punto che, se pure, e per assurdo, l’impianto di Francavilla potesse decollare già domani non sarebbe in grado di “stare” sul mercato per la concorrenza che subirebbe e per la crisi del settore ortofrutticolo. Come, onestamente (in questo caso), hanno riconosciuto persino i massimi esponenti dell’Amministrazione comunale, ventilando altra possibile destinazione d’uso della struttura in questione.
Sulla quale negli ultimi tempi sono piovute, per così dire, altre tegole. Alcune sentenze del Tar di Lecce hanno annullato gli atti con i quali, a suo tempo, il Comune aveva affidato costruzione e gestione dell’impianto alla società Ati perché non era stato rispettato l’iter concorsuale previsto dalla legge. Non solo. Altre sentenze impongono la restituzione dei terreni dove sorge il Centro ai vecchi proprietari per errori e vizi nelle pratiche di esproprio. Oltre ogni possibile immaginazione, come è evidente. Il destino dell’impianto di contrada Rosea è ora nella mani dei giudici. Ai cittadini di Francavilla Fontana, al danno per aver perso un altro treno per lo sviluppo, si aggiungerà a breve la beffa di un aggravio di spese non ancora quantificabile.
Cosimo d'Alema
Una “CASCINAZZA” anche a FRANCAVILLA FONTANA?
A suo tempo –fine anni Novanta – costò quel che costò, 80 milioni di lire, ma disegnò una città “diversa”, decisamente migliorata, nella quale tutto, dalla regolamentazione e riduzione del traffico urbano, con molti ed ampi parcheggi, corone rotatorie e piste ciclabili, al verde pubblico e al vario arredo urbano, dall’abbattimento dell’inquinamento ambientale, acustico e dello stress per gli automobilisti ed i pedoni, eccetera, avrebbe reso addirittura invidiabile la qualità della vita a Francavilla Fontana. Avrebbe, appunto. Se fosse stato realizzato anche solo qualche “spicchio” del Piano Generale del Traffico, redatto da un’équipe di tecnici e fatto proprio dall’Amministrazione comunale nel gennaio 2003. Piano che, invece, è rimasto un bel libro dei sogni.
Da esso la cittadinanza si è risvegliata addirittura con l’incubo di una “Cascinazza” (della quale si dirà più avanti) anche nel nostro territorio. Sembra infatti che sia già pronto il progetto, e forse incombente la realizzazione, di una colossale colata di cemento a devastare una delle aree originariamente riservate a verde pubblico e parcheggio. Si parla del terreno a ridosso del ponte ferroviario in via D’Angiò. Niente e nessuno sembra, purtroppo, in grado di scongiurare l’insano progetto e di bloccare la famelicità del partito del mattone, che, in spregio ad ogni elementare norma di vivibilità del territorio, persegue come uno schiacciasassi l’unico credo che si è dato, quello del business a tutti i costi. Una sessantina di appartamenti che –a meno di qualche miracolo, al momento altamente improbabile - andranno a sorgere nell’area descritta, accresceranno in maniera abnorme il flusso automobilistico, lo smog e gli ingorghi già endemici in quella zona ed affosseranno l’illusorio programma della pedonalizzazione del viale Lilla e di via Roma. Con l’approvazione, se non addirittura la connivenza, degli amministratori comunali. Che quando sono di centro-destra pare vadano a nozze con progetti simili. Come dimostra appunto il caso della lottizzazione della”Cascinazza” a Monza. Qui il partito del mattone, ben rappresentato dal fratello- controfigura di Berlusconi, è sul punto di cementificare i 70 ettari dell’area denominata Cascinazza per costruirvi 60 palazzine. 400 mila metri cubi di cemento per gli alloggi di alcune migliaia di residenti. E chissenefrega dell’ambiente, del PAI, o piano di assetto idrogeologico della regione Lombardia, che ha censito quell’area come assolutamente inedificabile perché a rischio inondazioni, dell’opposizione quarantennale di tutti coloro che, giustamente, hanno bloccato la sciagurata lottizzazione, ultimi gli amministratori di centro-sinistra sloggiati dal Comune brianzolo alle ultime elezioni amministrative del maggio scorso. L’allora “palazzinaro” Berlusconi adocchiò già negli anni ’60 l’area in questione ed ora, con l’avallo di Formigoni e dell’assessore leghista alla regione che gli hanno confezionato su misura una leggina ad hoc, detta “berluschina”, l’ha avuta vinta. En passant, è stravagante l’atteggiamento della Lega Nord, ferocemente avversa al progetto quando era in lite con il Cavaliere e favorevolissima invece oggi. Ma forse non è il caso di sottolineare l’ennesima piroetta dei lumbard. Di tutta la vicenda si può leggere un’ampia e documentata sintesi su “la Repubblica” del 26 maggio scorso.
Per tornare alla nostra, parimenti triste e squallida, realtà, forse dobbiamo rassegnarci a veder soffocato per sempre uno degli ultimi spazi verdi di quella che una volta era definita una ridente cittadina del Salento.
Ridente. E come potrebbe ridere, oggi, una città accerchiata non si sa più da quante discariche, le proprie passate presenti e future, e quelle dei comuni limitrofi? Una città nella quale le opere pubbliche programmate ed avviate o non sono mai portate a compimento o, se ultimate, come la pavimentazione di via Roma, sono del tutto inagibili. Una città oppressa nelle sue potenzialità di crescita e di sviluppo da una classe dirigente, si fa per dire, miope e inadeguata per la gran parte, affarista ed interessata per l’altra. Una città al buio, come ebbe a dire alcuni mesi fa il giudice Clementina Forleo, metaforicamente schiacciata dall’orripilante gazebo di piazza Umberto I.
Cosimo d’Alema.
Da esso la cittadinanza si è risvegliata addirittura con l’incubo di una “Cascinazza” (della quale si dirà più avanti) anche nel nostro territorio. Sembra infatti che sia già pronto il progetto, e forse incombente la realizzazione, di una colossale colata di cemento a devastare una delle aree originariamente riservate a verde pubblico e parcheggio. Si parla del terreno a ridosso del ponte ferroviario in via D’Angiò. Niente e nessuno sembra, purtroppo, in grado di scongiurare l’insano progetto e di bloccare la famelicità del partito del mattone, che, in spregio ad ogni elementare norma di vivibilità del territorio, persegue come uno schiacciasassi l’unico credo che si è dato, quello del business a tutti i costi. Una sessantina di appartamenti che –a meno di qualche miracolo, al momento altamente improbabile - andranno a sorgere nell’area descritta, accresceranno in maniera abnorme il flusso automobilistico, lo smog e gli ingorghi già endemici in quella zona ed affosseranno l’illusorio programma della pedonalizzazione del viale Lilla e di via Roma. Con l’approvazione, se non addirittura la connivenza, degli amministratori comunali. Che quando sono di centro-destra pare vadano a nozze con progetti simili. Come dimostra appunto il caso della lottizzazione della”Cascinazza” a Monza. Qui il partito del mattone, ben rappresentato dal fratello- controfigura di Berlusconi, è sul punto di cementificare i 70 ettari dell’area denominata Cascinazza per costruirvi 60 palazzine. 400 mila metri cubi di cemento per gli alloggi di alcune migliaia di residenti. E chissenefrega dell’ambiente, del PAI, o piano di assetto idrogeologico della regione Lombardia, che ha censito quell’area come assolutamente inedificabile perché a rischio inondazioni, dell’opposizione quarantennale di tutti coloro che, giustamente, hanno bloccato la sciagurata lottizzazione, ultimi gli amministratori di centro-sinistra sloggiati dal Comune brianzolo alle ultime elezioni amministrative del maggio scorso. L’allora “palazzinaro” Berlusconi adocchiò già negli anni ’60 l’area in questione ed ora, con l’avallo di Formigoni e dell’assessore leghista alla regione che gli hanno confezionato su misura una leggina ad hoc, detta “berluschina”, l’ha avuta vinta. En passant, è stravagante l’atteggiamento della Lega Nord, ferocemente avversa al progetto quando era in lite con il Cavaliere e favorevolissima invece oggi. Ma forse non è il caso di sottolineare l’ennesima piroetta dei lumbard. Di tutta la vicenda si può leggere un’ampia e documentata sintesi su “la Repubblica” del 26 maggio scorso.
Per tornare alla nostra, parimenti triste e squallida, realtà, forse dobbiamo rassegnarci a veder soffocato per sempre uno degli ultimi spazi verdi di quella che una volta era definita una ridente cittadina del Salento.
Ridente. E come potrebbe ridere, oggi, una città accerchiata non si sa più da quante discariche, le proprie passate presenti e future, e quelle dei comuni limitrofi? Una città nella quale le opere pubbliche programmate ed avviate o non sono mai portate a compimento o, se ultimate, come la pavimentazione di via Roma, sono del tutto inagibili. Una città oppressa nelle sue potenzialità di crescita e di sviluppo da una classe dirigente, si fa per dire, miope e inadeguata per la gran parte, affarista ed interessata per l’altra. Una città al buio, come ebbe a dire alcuni mesi fa il giudice Clementina Forleo, metaforicamente schiacciata dall’orripilante gazebo di piazza Umberto I.
Cosimo d’Alema.
MUTLISERVIZI O MULTIDEBITI?
Il Consiglio comunale di Francavilla,con deliberazione del 10/07/2000 n. 40, decideva di costituire una società per azioni a capitale misto a cui affidare una serie di servizi la cui gestione,a differenza di quanto in precedenza avvenuto, avrebbe dovuto determinare per l’Ente una notevole riduzione dei costi.
La società,costituita 06.05.2003 e denominata Francavilla Fontana Multiservizi s.p.a., prevedeva un capitale sociale di Euro 309.874,00 così ripartito: 51% a carico del Comune ed il restante 49% da suddividersi tra soci privati scelti mediante selezione.
Ma le vicende societarie hanno da subito fatto emergere costi ingiustificati, perdite di esercizio con conseguente aggravio per le casse comunali.
Infatti la società partecipata nell’anno 2003 ha conseguito una perdita pari a euro 80.668,00; per l’anno 2004 una perdita di euro 105.010,00; per il 2005 una perdita di Euro 123.922,00 ed una perdita di euro 268.588,00 per l’anno 2006, circostanze che hanno portato al completo azzeramento del capitale sociale.
Tanto,come è intuibile,con riflessi negativi sia sulla qualità dei servizi resi alla collettività sia sulla sperata “buona occupazione” di quanti pur assunti con metodi clientelari e comunque senza il rispetto di criteri di selezione che garantissero la pari opportunità.
La società,per le ragioni dette, è stata posta in liquidazione facendo presagire il suo definitivo scioglimento e magari la costituzione,su basi nuove, di altra società.
Ma così non è stato dal momento che la maggioranza di centro destra,più preoccupata delle responsabilità contabili che del futuro dei lavoratori, con atto Consiliare n. 38 dell’11/12/2006 deliberava la ricapitalizzazione della Multiservizi dando mandato al sindaco di sottoscrivere la ricostituzione del capitale sociale nella misura minima di legge e di procedere alla revoca dello stato di liquidazione.
Il Comune di Francavilla,stante la “scomparsa” di quasi tutti i privati,ha dovuto anche acquisire tutte le quote divenendo socio della società per il 93,84% versando l’ulteriore somma di euro 112.600,00.
Ma cosa e chi continua a determinare i costi e le perdite della Multiservizi s.p.a. ?
Lo stesso Comune ha richiesto vari pareri a consulenti esterni. Il dott. A. di Biase, ultimo della serie, ha evidenziato il gravissimo stato di dissesto finanziario indicandone anche le cause.
Solo a titolo esemplificativo:
-spropositati sono risultati i compensi mensili degli amministratori (Euro 2.300,00 per l'amministratore delegato; Euro 1.750,00 per il Presidente del c.d.a., oltre al gettone di presenza ad amministratore pari ad Euro 130,00), fra l’altro fissati senza il rispetto della legge e dei parametri previsti;
-il bilancio di esercizio al 31/12/2006 della Multiservizi s.p.a. riporta quale importo per “costi del personale” euro 603.807,00 pari al 71% del totale dei costi riportati nello stesso bilancio;
-scadenti e costosi sono stati alcuni servizi resi con il ricorso a personale inadeguato, inefficiente e soprattutto male organizzato;
-notevoli sono stati i costi sopportati per incarichi e consulenze legali relativi a contenziosi instaurati anche nei confronti del Comune, maggiore azionista e unica “datrice di lavoro”.
In proposito non è chiaro perché i crediti verso clienti in contenzioso riportati in bilancio al 31/12/2006 siano stati integralmente svalutati del 100% così come riportato nella nota integrativa allegata allo stesso bilancio.
Forse perché tali crediti si ritiene non debbano essere più onorati?
Non possono essere taciuti i costi sopportati dallo stesso Comune per pareri richiesti pur di individuare una soddisfacente soluzione ai gravi problemi gestionali della società partecipata.
Ad oggi il Comune di Francavilla,pur di assicurare il salvataggio di una società amministrata con criteri discutibilissimi sotto ogni profilo con conseguente sottrazione di risorse ad altri capitoli di bilancio, ha destinato somme notevolissime solo per ripianare la situazione deficitaria della Multiservizi senza intravedere all’orizzonte un chiaro e fattibile progetto di ristrutturazione e risanamento.
In attesa del risultato economico per l’anno 2007, è da dire che il bilancio di esercizio per l’anno 2006 si chiudeva con un totale dei debiti verso i fornitori per euro 239.433,00= e tributi da versare all’erario per euro 225.520,00=.
Concludiamo riportando le ultime riflessioni del dott. A. di Biase secondo il quale, la Multiservizi s.p.a. si trova ormai in una situazione economica insostenibile prossima solo all’ apertura di una procedura concorsuale.
A tale data cioè occorreva un intervento finanziario di euro 450.000,00= solo per ripianare le perdite subite.
Ma intanto la gestione scellerata continua se è vero che recentemente la Multiservizi s.p.a. ha assunto nuovo personale dopo aver minacciato di licenziare alcune unità già in servizio. Il che suscitando l’ira anche del Sindaco Marinotti il quale si vedrebbe così smentito nella manifestata volontà di dare nuovo corso all’attività gestionale della partecipata dopo aver assicurato recentemente altri servizi (manutenzione segnaletica stradale e servizi di manutenzione immobili comunali) oltre quelli già riconosciuti (gestione parcometri, manutenzione aree destinate verde pubblico, servizio affissione manifesti e manutenzione plance, interventi di manutenzione strade, gestione alcuni servizi cimiteriali..) e l’adeguamento in termini finanziari dei relativi piani di impresa.
Cesarina Memmola,Cosimo Rodia,Giuseppe Luparelli
La società,costituita 06.05.2003 e denominata Francavilla Fontana Multiservizi s.p.a., prevedeva un capitale sociale di Euro 309.874,00 così ripartito: 51% a carico del Comune ed il restante 49% da suddividersi tra soci privati scelti mediante selezione.
Ma le vicende societarie hanno da subito fatto emergere costi ingiustificati, perdite di esercizio con conseguente aggravio per le casse comunali.
Infatti la società partecipata nell’anno 2003 ha conseguito una perdita pari a euro 80.668,00; per l’anno 2004 una perdita di euro 105.010,00; per il 2005 una perdita di Euro 123.922,00 ed una perdita di euro 268.588,00 per l’anno 2006, circostanze che hanno portato al completo azzeramento del capitale sociale.
Tanto,come è intuibile,con riflessi negativi sia sulla qualità dei servizi resi alla collettività sia sulla sperata “buona occupazione” di quanti pur assunti con metodi clientelari e comunque senza il rispetto di criteri di selezione che garantissero la pari opportunità.
La società,per le ragioni dette, è stata posta in liquidazione facendo presagire il suo definitivo scioglimento e magari la costituzione,su basi nuove, di altra società.
Ma così non è stato dal momento che la maggioranza di centro destra,più preoccupata delle responsabilità contabili che del futuro dei lavoratori, con atto Consiliare n. 38 dell’11/12/2006 deliberava la ricapitalizzazione della Multiservizi dando mandato al sindaco di sottoscrivere la ricostituzione del capitale sociale nella misura minima di legge e di procedere alla revoca dello stato di liquidazione.
Il Comune di Francavilla,stante la “scomparsa” di quasi tutti i privati,ha dovuto anche acquisire tutte le quote divenendo socio della società per il 93,84% versando l’ulteriore somma di euro 112.600,00.
Ma cosa e chi continua a determinare i costi e le perdite della Multiservizi s.p.a. ?
Lo stesso Comune ha richiesto vari pareri a consulenti esterni. Il dott. A. di Biase, ultimo della serie, ha evidenziato il gravissimo stato di dissesto finanziario indicandone anche le cause.
Solo a titolo esemplificativo:
-spropositati sono risultati i compensi mensili degli amministratori (Euro 2.300,00 per l'amministratore delegato; Euro 1.750,00 per il Presidente del c.d.a., oltre al gettone di presenza ad amministratore pari ad Euro 130,00), fra l’altro fissati senza il rispetto della legge e dei parametri previsti;
-il bilancio di esercizio al 31/12/2006 della Multiservizi s.p.a. riporta quale importo per “costi del personale” euro 603.807,00 pari al 71% del totale dei costi riportati nello stesso bilancio;
-scadenti e costosi sono stati alcuni servizi resi con il ricorso a personale inadeguato, inefficiente e soprattutto male organizzato;
-notevoli sono stati i costi sopportati per incarichi e consulenze legali relativi a contenziosi instaurati anche nei confronti del Comune, maggiore azionista e unica “datrice di lavoro”.
In proposito non è chiaro perché i crediti verso clienti in contenzioso riportati in bilancio al 31/12/2006 siano stati integralmente svalutati del 100% così come riportato nella nota integrativa allegata allo stesso bilancio.
Forse perché tali crediti si ritiene non debbano essere più onorati?
Non possono essere taciuti i costi sopportati dallo stesso Comune per pareri richiesti pur di individuare una soddisfacente soluzione ai gravi problemi gestionali della società partecipata.
Ad oggi il Comune di Francavilla,pur di assicurare il salvataggio di una società amministrata con criteri discutibilissimi sotto ogni profilo con conseguente sottrazione di risorse ad altri capitoli di bilancio, ha destinato somme notevolissime solo per ripianare la situazione deficitaria della Multiservizi senza intravedere all’orizzonte un chiaro e fattibile progetto di ristrutturazione e risanamento.
In attesa del risultato economico per l’anno 2007, è da dire che il bilancio di esercizio per l’anno 2006 si chiudeva con un totale dei debiti verso i fornitori per euro 239.433,00= e tributi da versare all’erario per euro 225.520,00=.
Concludiamo riportando le ultime riflessioni del dott. A. di Biase secondo il quale, la Multiservizi s.p.a. si trova ormai in una situazione economica insostenibile prossima solo all’ apertura di una procedura concorsuale.
A tale data cioè occorreva un intervento finanziario di euro 450.000,00= solo per ripianare le perdite subite.
Ma intanto la gestione scellerata continua se è vero che recentemente la Multiservizi s.p.a. ha assunto nuovo personale dopo aver minacciato di licenziare alcune unità già in servizio. Il che suscitando l’ira anche del Sindaco Marinotti il quale si vedrebbe così smentito nella manifestata volontà di dare nuovo corso all’attività gestionale della partecipata dopo aver assicurato recentemente altri servizi (manutenzione segnaletica stradale e servizi di manutenzione immobili comunali) oltre quelli già riconosciuti (gestione parcometri, manutenzione aree destinate verde pubblico, servizio affissione manifesti e manutenzione plance, interventi di manutenzione strade, gestione alcuni servizi cimiteriali..) e l’adeguamento in termini finanziari dei relativi piani di impresa.
Cesarina Memmola,Cosimo Rodia,Giuseppe Luparelli
06 febbraio 2008
Multiservizi S.p.A
La Multiservizi Spa è nata nel 2000 ma ha iniziato la sua attività dopo oltre due anni. Per la precisione il primo bilancio pubblico è quello del 2003 che si chiudeva con perdite per oltre 80 mila euro. Nel 2004 le perdite sono salite a 105 mila euro. A queste si aggiungano quelle del 2005 (circa 124 mila euro) e quelle del 2006 (solo 507 mila, poco meno di 1.000.000.000 di vecchie lire, per chi le sa ancora leggere!).
Le motivazioni di una simile situazione sono da ricercare in una pessima gestione societaria e in una struttura destinata solo ed esclusivamente a gestire un “parco posti” da spartirsi in modo clientelare.
Ma andiamo con ordine.
Tralasciamo gli aspetti meramente legislativi che, comunque, riprenderemo dopo per evidenziare gravi violazioni di legge, e soffermiamoci solo sullo sperpero. In questo, per esempio, è emblematico che siano stati acquistati 10 documentatori/FTR (i notissimi strumenti per fotografare chi passa con il semaforo rosso), per una spesa, finanziata con leasing, di oltre 60 mila euro e nessuno di questi sia mai entrato in funzione. La situazione è appesantita dal cospicuo contenzioso della ex, oramai, spa: si pensi che già nel 2006, dalla relazione a firma dell’allora a.d. Montanaro, risultano pendenti 10 procedimenti giudiziari.
Sono stati acquistati, e si evince dalla citata relazione, 2 automezzi per la manutenzione delle strade ma, testualmente, “purtroppo un autocarro non è più efficiente”. In pratica, delle varie mansioni di cui doveva occuparsi la Multiservizi Spa, l’unica capace di fare utile era quella della gestione del parcheggio.
Veniamo allora ad un’analisi più approfondita dei problemi giuridici della vicenda. Per far ciò ci limitiamo a riportare i pareri di due esperti del settore, pareri richiesti dall’Amministrazione comunale. Si tratta del Notaio Carrabba e del dott. Commercialista Di Biase, attuale liquidatore della Spa.
Il primo, nel suo parere, intanto denuncia come i crediti vantati dalla Multiservizi e ascritti in bilancio siano da considerare erroneamente qualificati. In pratica quando si redige un bilancio i crediti ipotetici, quali quelli, per esempio, oggetto di una verifica giudiziaria, non possono essere considerati certi. Invece chi si è occupato di redigere i bilanci ha riportato tali importi tra gli “attivi correnti”, proprio, cioè, tra le entrate certe! Inoltre lo stesso giurista evidenzia irregolarità nella delibera di aumento del capitale sociale tanto da paventare che “(…) di conseguenza deve essere rilevata, (…) una causa di scioglimento della società”.
Se ciò non dovesse bastare passiamo al parere del secondo tecnico protocollato dagli uffici comunale il 26 aprile 2007.
Questo parere, che mettiamo a disposizione di chi volesse “approfondire” la questione, consta di 17 pagine fitte fitte che cerchiamo qui di riassumere in pochi punti.
La prima bomba sganciata da questo parere la si trova a pagina 8 che, dopo averci dichiarato che “(…) il Comune non provvide, né fino ad ora ha provveduto, al versamento della somma di 70.200 euro, sostanzialmente assumendo la nullità per illegittimità o quantomeno dell’inefficacia della deliberazione dell’assemblea straordinaria. (che aveva deliberato l’aumento del capitale sociale, ndr)” dichiara del tutto illegittimo l’atto della Giunta Comunale di ricapitalizzare la società. Cioè: per ripianare i debiti della MS la nostra Giunta Comunale deliberò di sottoscrivere l’aumento di capitale sociale. Solo che, a detta del commercialista (ma un po’ di tutta la giurisprudenza! “Norma chiara e tassativa”) tale delibera poteva essere assunta solo dal Consiglio Comunale. In pratica l’aumento di capitale nasce viziato, così il nostro comune ha versato altri 120 mila euro alla società in assenza di una delibera consiliare imposta dalla legge. Spetterà agli organi competenti vagliare ulteriori aspetti giuridici della questione.
Torniamo alla più gioiosa, per noi cittadini, vicenda dello sperpero di denaro. Secondo i bilanci redatti della società le perdite, dal 2003 al 2006, ammonterebbero a circa 580 mila euro. Il nostro tecnico, invece, più giustamente sottolinea (a pagina 11) che “se per gli esercizi precedenti il 2006, la Multiservizi avesse prudenzialmente svalutato i crediti (…) la sommatoria delle perdite dei quattro anni lieviterebbe a oltre 800 mila euro.” Dite che sono pochi? In pratica, ammesso che i giudici riconoscessero sempre vincente la Multiservizi il debito della società si ridurrebbe a 466 mila euro e, comunque, “in ogni successivo bilancio, a condizioni invariate, la Multiservizi continuerebbe a registrare una perdita ‘strutturale’ oscillante tra i 170 e i 190 mila euro all’anno”. In pratica un pozzo senza fondo.
La società andrebbe sciolta dato che, nel suo oggetto sociale, ha “l’esercizio di una attività economica allo scopo di dividerne gli utili”.
Veniamo ai compensi per gli amministratori, il dottor Di Biase osserva che: “ tali compensi e indennità, 2.300 euro mensili per l’amministratore, 1.750 per il presidente del cda (…), non risultano deliberati dall’assemblea, come invece lo statuto prescrive.”
Ma c’è di più: “di tali compensi si fa menzione in un foglio dattiloscritto, incollato alla pagina 10 del libro delle adunanze dell’assemblea dei soci (…) sta di fatto che l’argomento non risulta all’ordine del giorno, ma semplicemente inserito fra le argomentazioni aventi ad oggetto ‘verifica dell’andamento societario’”. Naturalmente un “elevato compenso” spetta anche al collegio sindacale per via della scelta “atipica, imprenditoriamente inspiegabile” di avere un capitale sociale così elevato.
Infine il tecnico interpellato dal Comune sottolinea come, con tutta probabilità, tutte le azioni giudiziarie proposte dalla Multiservizi contro il Comune di Francavilla Fontana per farsi riconoscere quei crediti di cui tanto si è discusso, saranno respinte. I motivi del dissesto della società sono da ricercare nel numero di persone assunte, decisamente superiore alle reali esigenze della società, e nella pessima gestione sin qui condotta.
Permetteteci, in ultimo, un’amara considerazione: la Multiservizi, oggi srl, ieri spa, è nata con i nostri soldi e con i nostri soldi continua a funzionare (male) eppure le sue più importanti vertenze giudiziarie sono contro il comune di Francavilla Fontana. Come a dire: non importa come andrà a finire, saremo sempre noi a pagare gli avvocati, i tecnici, i periti e comunque tutti i debiti, o dell’uno o dell’altro. È un cane che si morde la coda e la coda siamo noi.
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