Bisognerebbe accompagnare i cittadini di Francavilla Fontana in visita guidata, come gli alunni delle scuole medie ai monumenti nazionali, al Centro di Carico Intermodale sito a circa 5 chilometri dal centro abitato, in contrada Rosea. Per far visitare loro il monumento di tutte le inefficienze, le inettitudini, i pressappochismi, le complicità, le connivenze (ecc…) degli amministratori che si sono dati, le eterne cariatidi ingessate, anzi incartapecorite, nelle inespugnabili nicchie di potere. E poi, come per miracolo, assistere alla reazione della “gente” dinanzi alla tetra spettralità dell’impianto, al loro chieder conto di tanto scempio, di un colossale sperpero di denaro pubblico (circa 15 milioni di euro) che non può avere alcuna giustificazione, alla loro sacrosanta richiesta di accertare responsabilità, colpe, omissioni a livello amministrativo, politico e, se necessario, giudiziario.
Si tratterebbe di un miracolo, appunto. Perché i nostri concittadini, legittimamente, insorgono, anche violentemente, a volte, contro il capo condomino o il presidente della cooperativa edilizia ai quali hanno affidato i risparmi per averne appartamenti abitabili e ne hanno ricevuto, invece, ammassi tufacei del tutto inservibili. Stanno al contrario muti e indifferenti, anzi addirittura assenti, quando con i soldi che appartengono anche a loro, anziché realizzare progetti in grado di rilanciare l’economia e offrire occasioni di sviluppo, gli amministratori della cosa pubblica sfornano “aborti” della specie e delle dimensioni di quelle del Centro Intermodale. E sì che nella nostra cittadina di occasioni per “insorgere” ce ne sono a iosa: la zona industriale, la discarica (o le discariche), il centro per anziani di via F. Filzi (recentemente ri-progettato come palazzetto dello sport), la biblioteca di via San Biagio, la pavimentazione di via Roma, il “pallone” tensostatico di via Grottaglie, gli impianti sportivi della zona 167 etc. etc., sino a raggiungere le 49 “incompiute” elencate dagli ingegneri comunali che si sono via via succeduti alla direzione dell’ufficio tecnico comunale. Di moltissime di tali opere, notoriamente destinate a non incarnarsi mai, sono stati tuttavia sollecitamente commissionati, e regolarmente retribuiti, i progetti ai tecnici di “riferimento”, grosso modo –cosa singolare - sempre gli stessi. Anche di questo ci sarebbe, forse, da indignarsi, se il senso e la coscienza civica dei francavillesi non fossero appannate e pressoché anestetizzate, soffocando partecipazione alla cosa pubblica, spirito critico, vigilanza, controllo, tutte quelle cose che, in altri termini, costituiscono la cittadinanza attiva.
Per tornare al Centro intermodale, sarebbe troppo lungo ripercorrerne la ventennale vicenda storica.
Partorito da un progetto dell’ATI (consorzio di imprese di Casarano) e costruito – nel modo che vediamo –dagli stessi ideatori, il Centro è stato dichiarato ufficialmente ultimato il 14 maggio 1998, anche con l’avallo del rappresentante del Comune di Francavilla Fontana. A tutt’oggi non è operativo né si è mai costituita la società di gestione. Delle sue “pecche” vi è testimonianza persino nella relazione finale dei lavori, redatta dal medesimo Direttore (dipendente della ditta concessionaria), nella quale si rilevano irregolarità, ritardi, immotivate sospensioni e quant’altro.
Ritardi, rinvii, varianti, notifiche, tentati ( e mai effettuati) collaudi, perizie tecniche, convenzioni, atti aggiuntivi, finanziamenti…:in questo penoso balletto fra Comune, Ati ed Enti preposti, durato quasi vent’anni, altre Amministrazioni –evidentemente più accorte e lungimiranti – hanno costruito e messo in funzione a pieno regime strutture similari. Al punto che, se pure, e per assurdo, l’impianto di Francavilla potesse decollare già domani non sarebbe in grado di “stare” sul mercato per la concorrenza che subirebbe e per la crisi del settore ortofrutticolo. Come, onestamente (in questo caso), hanno riconosciuto persino i massimi esponenti dell’Amministrazione comunale, ventilando altra possibile destinazione d’uso della struttura in questione.
Sulla quale negli ultimi tempi sono piovute, per così dire, altre tegole. Alcune sentenze del Tar di Lecce hanno annullato gli atti con i quali, a suo tempo, il Comune aveva affidato costruzione e gestione dell’impianto alla società Ati perché non era stato rispettato l’iter concorsuale previsto dalla legge. Non solo. Altre sentenze impongono la restituzione dei terreni dove sorge il Centro ai vecchi proprietari per errori e vizi nelle pratiche di esproprio. Oltre ogni possibile immaginazione, come è evidente. Il destino dell’impianto di contrada Rosea è ora nella mani dei giudici. Ai cittadini di Francavilla Fontana, al danno per aver perso un altro treno per lo sviluppo, si aggiungerà a breve la beffa di un aggravio di spese non ancora quantificabile.
Cosimo d'Alema
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
caro professore mi dice cosa ne pensa dell'abusivismo edilizio e di chi lo pratica?
molto intiresno, grazie
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
Posta un commento