25 maggio 2006

Lettera al direttore di repubblica di Cosimo d'Alema

Caro Direttore,
Hanno questo di strabiliante i nanetti, gli omiciattoli e i quaquaraquà del centrodestra francavillese che in questi giorni si agitano per carpire la buona fede ed il voto degli elettori: che sono “servi” e si sentono padroni, che sono semianalfabeti e si ritengono colti, che sono piattamente ottusi e si sentono intelligentoni. Sol perché spacciano per “drittezza”, ovvero abilità, la squallida pratica della compravendita del voto, che cinicamente gestiscono sulla base del ricatto o della promessa del favore.
Caro direttore, come fare campagna elettorale in un paese come Francavilla Fontana, dove i posti a concorso sono già assegnati a figli e mogli dei politicanti (27 su 27, alla faccia degli altri 1473 concorrenti gabbati)? Dove una serie enorme di opere pubbliche sono avviate, lasciate ammuffire e poi rifinanziate con i milioni di euro del contribuente? Dove i servi-portatori di voti si vendono per una misera mancia, rimettendoci in dignità e libertà personale, e consentono ai veri padroni del vapore, il senatore, l’onorevole e pochissimi altri, di arraffare in misura indecentemente enorme?
Mi sono ricandidato al Consiglio comunale dopo 21 anni. Vado in giro a chiedere il voto, più che per me, per la lista di cui faccio parte, una civica di centrosinistra, e comunque per il cambiamento, la svolta, la fuoruscita del mio paese dalla feudalità e dall’asservimento. E cosa mi tocca di sentire? Un’intera famiglia vota un boss dell’attuale Giunta in cambio della promessa della rimozione di un cassonetto dei rifiuti. Un’altra vota per il medico curante, candidato nel centrodestra, sol perché è il medico curante. Un’altra, di agricoltori, vota per il presidente della locale cantina sociale perché gli è stato detto che così si risolverà la crisi del produttori di olio e di vino. Un’anziana parente, convinta a votarmi per le buone ragioni del cambiamento politico ed amministrativo, fa dietromarcia e voterà il maggior rastrellatore locale di consensi, il quale evidentemente ha usato argomenti più persuasivi. Interi studi professionali ed aziende della zona industriale subiscono una metamorfosi: collaboratori e dipendenti trasformati in galoppini a caccia di voti per il principale.
Emblema di questo panorama i “sensali” del voto di scambio. Una volta eletti ed intascata la miserabile mancia, siederanno per cinque anni nel Consiglio comunale agli ordini dei boss di riferimento, indifferenti a qualsiasi discorso di bene comune, ignavi e sordi a tutto, nonché moralmente sordidi, senza mai dire nulla, disposti a votare tutto ed il contrario di tutto se ciò conviene ai satrapi di cui si son fatti sgherri.
Caro Direttore, faccio l’insegnante ed avrei voluto accompagnare le mie classi in questo mortificante tour elettorale. Sarebbe stata la più efficace lezione di storia, educazione civica, diritto, costume, società. In che modo infatti gli odierni rapporti interpersonali fra elettori, sensali o paraninfi e beneficiari ultimi del voto differiscono da quelli che nell’antica Roma intercorrevano fra patrizi e “clientes”, nel medioevo fra vassalli e servi della gleba, nella Napoli del ‘700 fra aristocratici e “lazzaroni”? Si sarebbe fotografato il voto di scambio, e come si calpesta la Costituzione che pure garantisce libertà e segretezza del suffragio.
Ma gli alunni sono costretti in aula, ad approfondire magari le allitterazioni e la sineddoche. In nome dell’impoliticità della scuola pubblica. Come se trattare soltanto allitterazione e sineddoche non fosse anch’essa una scelta “politica”.
Caro Direttore, inutile confessare lo sconforto e la sfiducia che mi hanno assalito. Qui ci vorrebbe una rifondazione morale, culturale, politica e fors’anche antropologica, ma non si inizia neppure dalla scuola. Ci sarà però un modo per venirne a capo. Non mi rassegno al fatto che il popolo voglia feste, farina e forca (le famose tre effe), come diceva il Re Lazzarone Ferdinando IV di Borbone al tempo della sfortunata rivoluzione partenopea del 1799. Intanto perché non invocare la calata in massa di Santoro, Lerner, Gabbanelli ed altre trasmissioni TV per studiare il “fenomeno” Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi?
Cordiali saluti.
Francavilla Fontana, 24 maggio 2006
Cosimo d’Alema
Docente del Liceo Scientifico di Francavilla Fontana.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Cosimo

Anonimo ha detto...

Serve una rinascita morale, un ristabilire i veri valori della vita... tocca ai francavillesi ora cacciare quel marciume..