I giovani. Questa strana generazione. Così proiettata verso il futuro eppure ancora così incastrata sotto il passato. Faccio anch’io parte di questa folta schiera, il mondo giovanile, eppure sono ben lungi dal coglierne le mille, svariate e più profonde sfaccettature. Siamo in eterna contraddizione con il mondo “adulto”, inevitabilmente, per ciò che “loro” chiamano scarto generazionale, e troppo spesso ci sentiamo ripetere che non siamo abbastanza pronti, che non siamo abbastanza grandi, che non abbiamo abbastanza esperienza. Esperienza. Un concetto interessante. Siamo qui, neolaureati con i nostri vari master e corsi di perfezionamento post-laurea da conseguire, con un’energia fortissima dentro, le capacità, i sogni e le ambizioni… e decisamente troppe volte ci vediamo sbarrare la strada. Non sempre, è ovvio.
Ma quanti nostri giovani conoscenti sono stati scartati dall’azienda di turno, perché con troppa poca esperienza, perché l’organico è al completo, perché per quel posto il titolo di studio conseguito non va bene?
Proviamo nell’università. A volte siamo bravi sul serio, riusciamo a vincere un dottorato o un assegno di ricerca. Bene, quello che ci spetta è solo un rimborso spese, e non riusciamo ad essere economicamente indipendenti, con un affitto da pagare e un’auto da mantenere. I nostri ricercatori? Tra i meno pagati d’Europa.
C’è da riflettere. Forse hanno ragione, quando ci puntano il dito contro e ci dicono che siamo inconcludenti, una generazione di idealisti che non fa i conti con la realtà, e che accumula un insuccesso dietro l’altro… Ma sentirci dire questo non ci aiuta per niente. E poi, idealisti. Fortunatamente, ribatto io. Molti di noi li hanno davvero, gli ideali, un’ideologia politica, forse la convinzione che lottare serva ancora e che la correttezza dovrebbe essere il principio ispiratore, qualunque sia l’ambito nel quale ci muoviamo.
Ed è forse per questo che una parte di noi non affonda ancora nella mafia quotidiana, nelle amministrazioni corrotte, nelle raccomandazioni e nel clientelismo.
Una parte, già. Forse ancora troppo pochi. C’è chi, per non scendere a compromessi, decide di andar via. E come biasimarlo?
La verità è che tutti, giovani e meno giovani, a mio parere abbiamo il dovere di tentare di cambiare in meglio la realtà in cui viviamo. Ci scontreremo con il marcio, è vero, ma questo non ci impedisce di avere una nostra idea, chiara, trasparente, da non far variare a seconda della direzione in cui soffia il vento, e di certo da non vendere al miglior offerente.
Silvia Simone
18 maggio 2006
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Compliments
Posta un commento