
Ma quanti nostri giovani conoscenti sono stati scartati dall’azienda di turno, perché con troppa poca esperienza, perché l’organico è al completo, perché per quel posto il titolo di studio conseguito non va bene?
Proviamo nell’università. A volte siamo bravi sul serio, riusciamo a vincere un dottorato o un assegno di ricerca. Bene, quello che ci spetta è solo un rimborso spese, e non riusciamo ad essere economicamente indipendenti, con un affitto da pagare e un’auto da mantenere. I nostri ricercatori? Tra i meno pagati d’Europa.
C’è da riflettere. Forse hanno ragione, quando ci puntano il dito contro e ci dicono che siamo inconcludenti, una generazione di idealisti che non fa i conti con la realtà, e che accumula un insuccesso dietro l’altro… Ma sentirci dire questo non ci aiuta per niente. E poi, idealisti. Fortunatamente, ribatto io. Molti di noi li hanno davvero, gli ideali, un’ideologia politica, forse la convinzione che lottare serva ancora e che la correttezza dovrebbe essere il principio ispiratore, qualunque sia l’ambito nel quale ci muoviamo.
Ed è forse per questo che una parte di noi non affonda ancora nella mafia quotidiana, nelle amministrazioni corrotte, nelle raccomandazioni e nel clientelismo.
Una parte, già. Forse ancora troppo pochi. C’è chi, per non scendere a compromessi, decide di andar via. E come biasimarlo?
La verità è che tutti, giovani e meno giovani, a mio parere abbiamo il dovere di tentare di cambiare in meglio la realtà in cui viviamo. Ci scontreremo con il marcio, è vero, ma questo non ci impedisce di avere una nostra idea, chiara, trasparente, da non far variare a seconda della direzione in cui soffia il vento, e di certo da non vendere al miglior offerente.
Silvia Simone
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Compliments
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